Un viaggio a tappe in tre diocesi

Omelia nelle esequie di don Giuseppe Vigolo (Lonigo, Vicenza)
11-01-2023

Eb 2,14-18; Sal 104; Mc 1,29-39

Questa celebrazione delle esequie del carissimo don Giuseppe Vigolo ci offre il dono di una comunione ecclesiale che è “segno e strumento” della comunione che è in Dio. Come Vescovo della diocesi di Belluno-Feltre esprimo gratitudine alla Chiesa di Vicenza, al vescovo Giuliano, ai confratelli presbiteri che qui a Lonigo hanno accolto don Giuseppe, a voi tutti familiari e conoscenti che gli siete stati vicini in questi anni, in particolare da quando don Giuseppe ha scelto di rientrare nel paese d’origine a motivo della sua salute diventata più cagionevole.

Don Giuseppe è rimasto legato alla diocesi di Belluno-Feltre. Era giunto nella diocesi di Belluno nel 1976 e incardinato in essa a partire dal 1978. Proveniva dalla diocesi di Lanciano-Ortona dove era stato ordinato prete nel 1959.

Colpisce questo suo viaggio a tappe in tre diocesi dove ha esercitato il ministero per 42 anni. È rimasto all’incirca 20 anni in ciascuna delle tre. Egli ha messi insieme tre vicende ecclesiali in un intreccio rappresentato dalla sua stessa personalità. Ricordo quando – qualche tempo dopo il mio inizio di ministero episcopale a Belluno-Feltre – mi venne a incontrare e conoscere. Era accompagnato da una sorella. Mi colpì l’imponenza fisica. Mi parlò a lungo anche suscitando un senso di impazienza da parte della sorella. Mi è rimasto il ricordo del modo con cui la rassicurava. Lo fece comprendendo le ragioni di lei.

Oggi la Parola di Dio ci introduce nel mistero di ogni vita a partire dalla figura di Cristo. Ogni vita sembra rimanere sospesa se non è accolta e riconosciuta sul profilo di Gesù, di colui che la lettera agli Ebrei descrive così: «In tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio». Lo stesso ministero esercitato da don Giuseppe trova la sua origine, la sua fonte, la sua ragione in questa solidarietà profonda e totale di Gesù con noi. La descrizione di ciò che Gesù ha compiuto in questa solidarietà con noi, si addice per rappresentare ciò che don Giuseppe ha vissuto nel suo ministero: «Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura». A Belluno, dove don Giuseppe ha vissuto 22 anni da parroco ininterrottamente, lo si ricorda nella sua prodigalità nel sostenere la vitalità di una parrocchia giovane – dei Santi Gervasio e Protasio – a cui mancavano le strutture per l’attività pastorale. Sostenne e accompagnò la costruzione della casa canonica e delle sale parrocchiali e si attivò per importanti lavori nell’antica chiesa, incorporata in un edificio che era stato convento, nelle adiacenze dell’Ospedale di Belluno. La gente lo ricorda per la sua dedizione a loro. Anche del suo insegnamento di religione cattolica in alcune scuole di Belluno ci sono ancora ricordo, gratitudine e apprezzamento. Un circolo di amici di quei tempi si sono ritrovati con lui prima di Natale al Santuario mariano del Nevegal.

Nel racconto del Vangelo sono descritti i due tratti della missione di Gesù: innanzitutto il curare chi gli si presentava e cercava guarigione, e poi quel ritirarsi in preghiera in un luogo deserto. La dedizione con cui Gesù si dedicava alla cura delle persone disegna anche lo stile del ministero a cui don Giuseppe è stato chiamato e che egli ha svolto. Il bene seminato e coltivato ci spinge a ringraziare di cuore innanzitutto Dio.

L’entusiasmo con cui ha vissuto il ministero si fa preghiera da parte di noi tutti in questa assemblea liturgica.