Seconda parte

123 – Il trovatello e il Bambin Santo

È giunta la notte in cui Gesù è nato. Fidiamoci di lui, figlio mio! Forse ci aiuterà a superare i brutti giorni

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Un giorno, mentre faceva legna nella foresta sul fianco della montagna, un anziano incontrò un bambino, magro come uno stecco, vestito di buchi, senza calzature. Gli chiese: «Che ci fai qui? Ti sei perso? Da dove vieni?». Con un gesto, il bambino indicò aldilà delle nuvole. «Capisco: è molto lontano! E i tuoi genitori?». Il piccolo abbassò il capo. Il vecchio prese il bambino per mano e lo condusse a casa sua. Lì, non avendo praticamente nulla da mangiare, disse al piccolo: «Siediti e ascolta!». Il bambino si accoccolò davanti al fuoco, guardando le fiamme, mentre il nonno si metteva a raccontare una storia sul Bambin Santo, il neonato di Betlemme…

Finito il racconto, il vecchietto si disse: «Come posso nutrire questo povero piccolo con tutta questa neve? Non posso mica continuare a nutrirlo di storie, per quanto belle?». Mise un pezzo di legno nel fuoco e si disse con rabbia: «Santo Dio! Non posso mica mandare il trovatello da quel diavolo di Gripet!».

Monsieur Gripet era il più ricco del villaggio. Aveva iniziato come mugnaio, per poi macinare il grano altrui. Essendo l’unico mugnaio del paese, in pochi anni di prosperità aveva fatto fortuna. Dopodiché, dicevano, si era messo al servizio del diavolo. Di fatto, accettava di prestare del denaro a chiunque venisse a bussare alla porta del suo mulino in cambio di una firma e tre gocce di sangue in fondo a una pergamena. Insomma, per vivere più o meno decentemente, quando non avevano più nulla in tasca, i paesani erano costretti a promettere la loro anima al padrone di monsieur Gripet, il diavolo. Il vecchietto lo sapeva. Ecco perché avrebbe preferirebbe morire piuttosto che andare a chiedere l’elemosina a quell’uomo infernale.

La Vigilia di Natale il vecchio disse al bambino: «Ecco, è giunta la notte in cui Gesù è nato. Fidiamoci di lui, figlio mio! Forse ci aiuterà a superare i brutti giorni».

Poi continuò: «Io ti voglio bene, piccolo, e desidero che tu viva. Mi tocca mandarti da monsieur Gripet. Affidiamoci al Buon Dio, che forse ci aiuterà! Andrei io al tuo posto, se le mie gambe fossero in grado di camminare!». In effetti, il vecchietto era assai malmesso e anche un solo colpo di vento avrebbe potuto atterrarlo.

Così il trovatello si recò al mulino. Contro la tempesta gelida, con la fronte abbassata, prima raggiunse il villaggio con i suoi vicoli deserti e le imposte chiuse. Dopo le ultime case, arrivò al torrente e vide il bel mulino. Monsieur Gripet, dal suo lucernario, lo osservò venire da lontano, sul sentiero. Si strofinò le mani, ridacchiò con gli occhi splendenti, scese verso la porta e la aprì. Si rivolse al ragazzo chiedendogli: «Che cosa vuoi da me, ragazzino?». «Mio nonno sta morendo di fame. E anch’io». «Cosa vuoi che io faccia? Io non regalo, io vendo! Io do per avere! Torna da dove sei venuto. A vederti così pallido, tu non sei dei nostri». Finse di pensare, poi aggiunse con un sorrisino: «Al massimo potrei scambiare la tua anima (ben poca cosa!) per un moggio di grano (circa 10 chili)». Un foglio di pergamena dal nulla improvvisamente apparve davanti al suo naso. «Firma qui… così, perfetto, ragazzo mio! Ora, tre gocce di sangue». Vicino alla soglia vi era un cespuglio di spine aggrappato al muro. Il bambino si punse la punta del pollice. Gripet contò: «Una, due, tre…».

In quell’istante appena dietro il trovatello apparve una donna, che teneva in braccio un neonato. Questi disse con voce decisa: «Sfortuna per te, monsieur Gripet, sono appena nato! Vai a dire al diavolo tuo padrone che d’ora in poi io sarò ovunque! Il demonio capirà. E adesso restituisci al piccolo il foglio che ha appena firmato!».

Monsieur Gripet si sentì la pelle d’oca, si voltò sui talloni, strillando per lo spavento, scappò e cadde nel fiume. Si aggrappò alla ruota del mulino che si svegliò, cominciò a girare veloce, prese il suo proprietario per le spalle e lo gettò sopra gli alberi, facendolo volare e ferendogli braccia e gambe tra i rami ghiacciati».

Le persone imbacuccate, che passavano di là sulla strada per andare in Chiesa per la messa di mezzanotte, fecero cadere le loro lanterne sulla neve vedendo monsieur Gripet il maligno svolazzare in cielo, circondato da flauti e violini che suonavano da soli nell’aria. Alcuni addirittura lo videro trasportato sulla Luna da gatti, corvi e serpenti alati.

In quanto al vecchio e al bambino, d’allora, pur nella semplicità, vissero insieme e felici…

 


 

La parabola – tratta da un racconto di Henri Gougaud – desidera trasmettere un messaggio di speranza, gioia e solidarietà, rafforzando i valori fondamentali legati alla Nascita del Salvatore.
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