A cura di don Ezio Del Favero

138 – La splendida ragazza e il serpente

Durante le notti di plenilunio, una giovane si rivolgeva alla Luna: «Chi tra noi è la più bella?»

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Durante le notti di plenilunio, una giovane si truccava, si pettinava, si profumava, si vestiva elegante, s’ingioiellava e poi si recava sulla cima di una collina, dove si rivolgeva alla Luna: «Chi tra noi è la più bella?». La Luna: «Entrambi siamo belle, ma tua figlia sarà ancora più bella!». Ciò ingelosiva la ragazza.

Un giorno, la giovane partorì una creatura bella come la Luna. Il tempo passava e la piccola diventava sempre più graziosa. Tutti ripetevano alla madre: «Tu sei bella, ma la bellezza di tua figlia eclisserà la tua!».

Qualche anno dopo, la madre si diresse con la figlia sulla cima di una montagna. Da lì, fece rotolare un gomitolo di lana e chiese alla piccola di andarlo a prendere. Questi rotolò e cadde in un dirupo. La bambina scese tra le rocce con difficoltà, ma perse sia la lana che la strada del ritorno. All’improvviso, tra la fitta vegetazione, scoprì l’entrata di una caverna. Facendosi coraggio entrò e vide un serpente arrotolato. Urlò, il serpente alzò il capo e la fissò con occhi splendenti come stelle, pensando che quella fosse la più splendida creatura che Dio avesse creato. Intenerito dalla fragilità di quella creatura, esclamò: «Non ti farò del male! Chi ti ha condotta qui?». La ragazzina, udendo parlare la sua lingua, si tranquillizzò: «Cercavo un gomitolo di lana e sono arrivata qui!». Il serpente le diede dell’acqua per lavarsi, della selvaggina e della frutta e le indicò un giaciglio per la notte. In verità, il serpente, tempo prima, era un giovane felice: possedeva una casa, una famiglia, era benestante. Fin quando, inavvertitamente, aveva calpestato una serpe. Questa lo aveva maledetto: «Diventerai simile a me e gli umani ti calpesteranno!». Così trasformato, il giovane si era allontanato dai suoi per vivere nella foresta, cibandosi di carne e di sangue. Però il suo cuore era rimasto quello di una creatura umana e provava tenerezza.

Il mattino seguente, il serpente chiese alla ragazzina: «Da dove vieni?». Ma lei non seppe spiegarsi. Allora propose: «Starai con me, fin quando Dio non t’indicherà il cammino. Ti assicurerò cibo e protezione, ma tu non dovrai mai superare l’entrata della caverna, perché lì fuori vi sono troppi pericoli». Così si occupò della ragazza, come un padre, insegnandole le faccende domestiche.

Una volta cresciuta, la ragazza cominciò a provare nostalgia del cielo e del sole. Così iniziò a uscire dalla caverna quando il serpente si allontanava.

Un giorno, un boscaiolo vide la ragazza e corse a riferire ai compaesani: «Ho visto una creatura stupenda, simile a una fata!». Quando il giovane principe udì questo, si fece accompagnare nel bosco per incontrare quella creatura. Nascosto dalla vegetazione, vide la ragazza e rimase sbalordito. Vide anche il serpente che tornava portando del cibo. Quando il rettile si riallontanò e la ragazza uscì, il principe si avvicinò e le chiese: «Chi sei?». «Sono la figlia del serpente! Qui sono cresciuta e qui vivo».

Il principe tornò a corte per chiedere al padre di sposare la figlia del serpente. Il Re esitò, ma vista l’insistenza del figlio si recò dal rettile e gli chiese il permesso di far sposare i due innamorati. Il serpente a malincuore accettò, raccomandandosi: «Vegliate su di lei, come ho fatto io in questi anni! Vi chiedo solo un otre di sangue!». E alla ragazza raccomandò: «Vai e non tornare mai più!».

La ragazza si allontanò. Ma, volendo abbracciare ancora una volta il serpente, tornò alla caverna e lì lo vide mentre si abbeverava di sangue. «Ti avevo detto di non tornare. Te ne pentirai!».

La giovane, spaventata, raggiunse il principe e i due vissero felici per qualche tempo. Fin quando non ebbero un figlio, bello come la madre. Però, 40 giorni dopo il piccolo sparì inspiegabilmente. Il Re disse al figlio: «Deve essere una maledizione del serpente! Trovati un’altra moglie!». Il principe: «Ho scelto la ragazza per quello che era e non per i figli che mi avrebbe dato!». Successivamente la principessa partorì altri 6 bambini, ma tutti sparirono dopo 40 giorni.

Allora la principessa chiese allo sposo di accompagnarla dal serpente per chiedergli perdono. Arrivati presso la caverna, videro sei bambini che giocavano spensierati e un neonato tra le braccia di un anziano. Il vecchio spiegò: «Sono il serpente, tornato alle sembianze umane dopo la morte della serpe che mi aveva maledetto. I vostri bambini sono stati rapiti da me, per punire la mia figliola che non mi aveva dato ascolto! Li ho cresciuti con tenerezza, come avevo fatto con lei…».


La parabola – di origine araba – termina con le parole commosse del vecchio: «Principe, per ben sette volte hai trovato la culla vuota e non hai umiliato mia figlia; l’hai sempre amata e protetta. Perciò vi restituisco i vostri bambini e siate felici per sempre!».