Il circo era appena arrivato in un paese di montagna. Per la prima volta, gli abitanti del posto avrebbero visto uno spettacolo circense, con i suoi acrobati, i pagliacci, gli animali esotici… Quella sera, i circensi dovevano sperimentare uno spettacolo speciale, preparato a lungo, per poi portarlo altrove in caso di successo.
Scimmie e asinelli non aspettavano che di esibirsi per far ridere la gente e ricevere in
compenso una manciata di noccioline o un po’ di carote.
Tigri e leopardi, superata la fase iniziale di ribellione, avevano rinunciato alla innata fierezza e ora potevano ballare e saltare secondo la fantasia della volontà umana.
A parte il leone.
La nobile fierezza del re degli animali non aveva mai vacillato; era rimasta tale e quale i primi giorni di cattività. La gente si avvicinava alla gabbia del leone, osservava la belva, senza pietà, pregustando il momento in cui lo avrebbe finalmente visto piegare l’orgogliosa criniera sotto la frusta dell’uomo. Lo spettacolo in programma s’intitolava proprio: “La resa del re”.
Quella sera il tendone era pieno di gente, montanari giunti dal paese e dai borghi vicini: luci, lustrini, costumi ingemmati, un frastuono musicale dal ritmo indiavolato, un’atmosfera vibrante, animali e pagliacci che superavano se stessi. Il pubblico strepitava di entusiasmo, via via sempre più eccitato a mano a mano che lo spettacolo si avviava verso il suo clamoroso finale.
D’un tratto, si spensero le luci e piombò il silenzio. Sotto il lampo di un riflettore, di fronte all’uomo con la frusta e con un grande cerchio di legno in mano, apparve il re. Non si muoveva, non ruggiva, lasciava cadere sulla folla uno sguardo sprezzante. La formidabile maestà della nobile fiera fece scorrere un brivido lungo le fila degli spettatori.
«Signore e Signori – tuonò il domatore – il re degli animali rifiuta l’obbedienza al re della creazione. Ora assisterete alla resa del re!».
Rivolgendosi al leone urlò: «Salta!». Il re degli animali non si mosse; il suo sguardo vagava tra la folla, come in cerca di uno sguardo. A un tratto, in mezzo alla moltitudine di volti crudeli, un ingenuo sguardo azzurrino incrociò quello del Re.
L’uomo in marsina fece schioccare la frusta: «Salta!».
Il leone spalancò le sue enormi fauci e ruggì; il selvaggio grido di battaglia della giungla annunziava che la lotta tra Uomo e Fiera stava per iniziare.
L’uomo impallidì spazientito, prese la pistola e sparò in aria: «Salta!».
Il leone, incollerito, prese lo slancio. La folla trattenne il respiro colta dal panico.
In quel momento, una vocina implorante trafisse il silenzio: «Per favore, sii buono! Per favore, re, obbedisci! Salta nel cerchio!». Il leone si bloccò. Il suo sguardo incrociò quello del bambino. Poi, con estrema mansuetudine, il re spiccò un balzo nel cerchio.
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La parabola, raccolta nei paesi anglosassoni, insegna che basterebbero più sguardi di pace per ammansire la belva nascosta nel cuore degli uomini. La cattiveria e la crudeltà si arrenderebbero più facilmente di fronte a occhi che amano e che implorano amore.
Walter Bonatti: «Chi conosce l’Africa selvaggia deve convenire che nell’oscurità non v’è risonanza più spaventosa del ruggito vicino di un leone. Quando si leva, tutti gli animali ammutoliscono per alcuni istanti».
Osho: «Nel mondo la paura più grande che affligge l’essere umano è la paura dell’opinione altrui. Nel momento in cui non avrai più paura della folla, non sarai più una pecora, diventerai un leone. Dal tuo cuore scaturirà un ruggito, il ruggito della libertà».
Nel famoso film d’animazione “Il Re Leone” della Disney, il “Cerchio della Vita” ne è uno dei principali concetti filosofici, un simbolo della connessione tra ogni essere vivente dell’universo. Ciò significa che gli esseri viventi sono parte di un ciclo interconnesso, dove ogni creatura è importante per la sopravvivenza dell’intero sistema. In altre parole, ciò che facciamo ha un effetto su tutto ciò che ci circonda. Questo messaggio universale porta a riflessioni profonde sulla vita, la morte e il nostro ruolo all’interno del mondo naturale. In sostanza, il Cerchio della Vita è un monito per essere responsabili delle nostre scelte e comportamenti, in modo da preservare l’equilibrio della natura. “Il Cerchio della Vita”, la celebre canzone di apertura del suddetto film d’animazione, testo di Tim Rice e musica di Elton John, è diventato un simbolo di unità e speranza, rappresentando la forza della comunità e della famiglia e sottolineando l’importanza di accettare la propria natura e di rispettare l’ambiente e tutte le sue creature.
Illustrazione di Ives Bordes.