Un giorno un ragazzo indiano, molto abile benché assai giovane, durante una fredda giornata andò a cacciare e nel carniere raccolse diverse pernici. Mentre tornava verso il villaggio, avvertì tanta stanchezza e tanto freddo, da doversi sedere accanto a una roccia erta, scoscesa, elevata e di notevoli proporzioni, con i contorni di una figura umana.
Il giovane sentì una voce e si accorse che a parlare era proprio la pietra addossato alla quale si era appoggiato per riposare. «Ti racconterò una storia… Io sono la Rupe Parlante e ti dirò com’è stata creata la terra, la natura e anche la roccia che io sono…» La Rupe parlò a lungo, raccontando come la terra fosse stata creata simile a un giardino e come fossero stati plasmati gli altri capolavori dal Grande Spirito, animali e piante… Durante quella splendida narrazione, il giovane avvertì un grande calore, che lo aiutò a sciogliere il gelo dal suo corpo e che lo fece sentire in pace.
Alla fine il ragazzo ringraziò la Rupe Parlante e corse al villaggio per far conoscere quella magnifica storia alla sua famiglia. Quando entrò nella capanna, disse con entusiasmo ai suoi: «Devo raccontarvi qualcosa di straordinario!» Allora i suoi cari e gli abitanti delle capanne vicine si radunarono intorno al fuoco e il giovane raccontò la lunga storia che gli era stata confidata dalla Rupe Parlante. Le sue parole scacciarono il gelo della stagione fredda e riscaldarono gli animi di tutti. Quella notte gli abitanti del villaggio dormirono in pace.
Il giorno seguente, il ragazzo si recò nuovamente dalla Rupe Parlante e le chiese: «Per favore, raccontami una nuova storia!»
Il ragazzo e la Rupe continuarono a incontrarsi così per diversi giorni, nel corso di tutta la stagione fredda, quando il freddo morde anche il cuore degli umani. Durante quegli incontri, la Rupe raccontò dei tempi antichi, quando il cielo e la terra erano giovanissimi e il sole e la luna si amavano come un uomo e una donna.
Quando giunse la stagione temperata, la Rupe Parlante disse al suo giovane amico: «Ti ho raccontato tante storie, ma vorrei affidarti un messaggio per il tuo popolo. Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro! L’uomo ha una responsabilità sacra, dovuta a questo dono eccezionale che gli è stato fatto, ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli, e di tutte le creature che vivono sulla terra. L’uomo è in grado di prendersi cura di loro. Ora chiedo a te e al tuo popolo di custodire questo messaggio e i racconti che ti ho affidato e di narrarli ai vostri figli e ai figli dei vostri figli, aggiungendo altri racconti e altri messaggi di cui verrete a conoscenza nel tempo. Torna dai tuoi e dal tuo popolo con l’augurio che viviate sempre nella pace!»
Fu così che le storie, finalizzate al rispetto della creazione, entrarono nella vita e nella cultura degli Indiani e sono raccontate ancora oggi davanti al fuoco la sera, durante le stagioni fredde, per riscaldare il cuore degli abitanti del villaggio.
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Il racconto – tratto dalla tradizione dei Nativi Americani – insegna che la montagna, solo apparentemente silenziosa, può raccontare: la bellezza della creazione, la grandezza del Creatore, il valore del silenzio e altro ancora…
Johann Wolfgang von Goethe: «I Monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi».
John Berger: «Una montagna occupa sempre il medesimo posto e la si può quasi considerare immortale, ma chi la conosce bene sa che non si ripete mai».
Emilio Comici: «Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perché siamo più vicini al cielo».