a cura di don Ezio Del Favero

42 – La montagna impossibile

Tutti noi sappiamo che il leone è il re degli animali. Ma in questa foresta dove noi viviamo ci sono tre leoni molto forti.

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In un paese africano, vi era una foresta addossata a delle alte montagne e abitata da diverse creature. Tra di esse, vi si trovavano gorilla, scimpanzé, macachi, ippopotami, rinoceronti, elefanti, giraffe, leopardi, zebre, antilopi, facoceri, sciacalli, coccodrilli, serpenti, pappagalli, farfalle, aquile, volatili dai mille colori… e anche leoni, che solitamente popolano le praterie e le savane, ma riescono ad adattarsi bene anche a territori morfologicamente diversi come le foreste. Del resto, il leone è anche definito “re della foresta”, in quanto simbolo di potenza, coraggio e maestosità generalmente nella savana, ma anche in ambienti più verdeggianti, come le foreste.

In riferimento al re della foresta, i vecchi abitanti delle boscaglie montagnose africane raccontano la seguente leggenda.

Un giorno il macaco, rappresentante eletto dal Consiglio degli animali, convocò gli abitanti del territorio e con tono solenne disse loro: «Tutti noi sappiamo che il leone è il re degli animali. Ma in questa foresta dove noi viviamo ci sono tre leoni molto forti. Il problema è questo: quale di loro dobbiamo ossequiare? Chi dovremo considerare il nostro re?».
Tutti s’interrogarono, in particolare i tre leoni coinvolti, che si dissero fra loro: «È vero! Una foresta non può avere tre sovrani! Che cosa facciamo? Con quali criteri possiamo decidere chi di noi è il più degno di diventare re? Non possiamo lottare tra di noi, visto che siamo amici!».

Dopo lunga riflessione, il Consiglio degli animali decretò: «La soluzione sta nella montagna impossibile! Abbiamo deciso che i tre leoni dovranno scalare detta montagna e colui che arriverà per primo in cima, sarà consacrato re!».
La montagna impossibile era così definita perché, in quell’immensa foresta, era la più alta fra tutte, oltre i 3.000 metri, e la più difficile da scalare. La sfida fu accettata.

Il giorno stabilito per la competizione, migliaia di animali circondarono la montagna per assistere alla grande scalata.

Il primo leone iniziò l’ascesa, ma dopo poche centinaia di metri abbandonò l’impresa.  Il secondo tentò, ma anche lui dovette desistere.
Il terzo arrivò più in alto degli altri due, ma alla fine abbandonò la sfida, come gli altri due felidi. 
Gli animali che avevano assistito alla competizione, curiosi e impazienti del risultato, si dissero delusi: «E adesso, come faremo? Quale dei tre leoni sarà il nostro re, dal momento che tutti sono stati sconfitti?».
Fu in quel momento che l’aquila coronata, rinomata per la grande sapienza, chiese la parola: «Io saprei chi tra loro meriterebbe di essere re!». 
Continuò spiegando: «Stavo volando in alto, sopra i tre leoni, e ho ascoltato quello che dicevano sulla montagna, mentre si vedevano sconfitti. Il primo leone ha detto: “Montagna, riconosco di essere stato sconfitto, hai vinto tu!”. Il secondo leone, come il primo, ha ammesso: “Montagna, devo proprio arrendermi, mi hai vinto!”. Anche il terzo leone ha detto: “Montagna, mi hai vinto!”, ma ha anche aggiunto: “Hai vinto, però… tu hai raggiunto la tua altezza definitiva, mentre io posso crescere ancora!”».
E l’aquila concluse: «Rispetto ai primi due, il terzo leone non ha dimostrato un atteggiamento arrendevole di fronte alla sconfitta. A modo suo è stato un vincitore, perché, pensando così, si è rivelato essere più grande dei propri problemi e della propria debolezza. Ha dimostrato di sapersi dominare, di essere il re di se stesso. Secondo me è adatto a diventare il nostro sovrano!».
Gli animali applaudirono con entusiasmo e il terzo leone fu incoronato re della foresta.

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La parabola – raccolta nell’Africa subsahariana – aiuta a riflettere sulle “montagne difficili” che si possono trovare sul proprio cammino e possono sembrare impossibili da scalare. Una reazione positiva di fronte alle difficoltà può aiutare e superare gli ostacoli. Qualcuno affermava: «Gli ostacoli non hanno mente, anima, spirito, ma noi sì! Essi vinceranno solo se noi abbandoniamo! Noi possiamo essere superiori ai nostri problemi!».

Morale della parabola: la montagna delle difficoltà ha una dimensione fissa e limitata, la maggior parte delle volte i problemi hanno già raggiunto il livello massimo, ma noi no! Noi possiamo ancora crescere e forse non abbiamo ancora raggiunto il limite delle nostre potenzialità e della nostra eccellenza.