A cura di don Ezio Del Favero

5 – Il pastorello e la sorgente

Si misero a scalare la montagna nella speranza di vedere i loro oggetti trasformati in oro.

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Un bambino, nato in montagna, rimase orfano e non trovò nessuno che si prendesse cura di lui. Divenuto abbastanza grande, si fece assumere da un ricco contadino, prima come guardiano delle oche, poi come mandriano del bestiame. Anche durante la stagione fredda, viveva nella stalla dove solo il calore degli animali lo confortava un po’.

Altro conforto non gli veniva certo dai servi della fattoria, né dal padrone, che approfittavano della sua giovane età per prenderlo di mira. Non appena succedeva qualcosa di spiacevole, lo ritenevano colpevole. Questo non gli impedì di diventare  grande, robusto e abile in tutti i lavori della fattoria.

Un giorno, all’inizio dell’autunno, una mucca si perse e non tornò nella stalla.

I dipendenti della fattoria partirono per cercarla in montagna: “Non presentatevi più se non la troverete!” minacciò il padrone. Il giovane si diresse nella valle dei pascoli migliori, insieme al pastore più anziano. Il vecchio si mise a cercare lungo il prato che costeggiava la montagna e il pastorello salì verso la cima del monte, chiamando a più riprese: “Himbeere!”, attraversando tutti i sentieri, anche pericolosi, facendo attenzione a un eventuale suono di campanaccio.  Ma la montagna rimaneva silenziosa e si udivano solo il fruscio dei rami e il grido del Gufo.

Al calar della sera, il ragazzo arrivò in un luogo inaccessibile al bestiame.  Lì percepì un suono curioso: dell’acqua gelida sgorgava da una sorgente e saltava di pietra in pietra fino al burrone. “Berrò e mi riposerò un attimo”, si disse… quando vide un bel bastone e lo afferrò. Nello stesso istante cadde in un sonno profondo. Così non udì la chiamata lontana che annunciava il ritrovamento della mucca. Dormì profondamente fino al mattino. Il sole era già alto quando aprì gli occhi e si alzò, pensando: “Chissà che cosa mi aspetterà al mio ritorno!” In quel momento il suo sguardo fu attratto da qualcosa di brillante nella sorgente. Era il bastone che aveva preso la vigilia e che ora scintillava come l’oro. Lo afferrò e si accorse che il pomello, le foglie e fiori che lo adornavano erano dorati e luccicanti sotto i raggi del sole. Scese dalla montagna e andò in città presso l’orafo di corte. Lì scambiò il suo bastone con un sacco di monete sonanti.

L’orafo si presentò dal sovrano per mostrargli il bastone dorato e costui urlò: “È straordinario!” Poi la storia del bastone d’oro divenne di dominio pubblico.

Allora i paesani si misero a scalare la montagna per raggiungere la sorgente miracolosa e immergervi i loro oggetti, nella speranza di vederli trasformati in oro.

Asce, falci, vasi, catene… furono immersi e lasciati lì. Passarono i giorni, ma gli oggetti iniziarono ad arrugginirsi. Il settimo giorno, l’acqua, una volta limpida, iniziò a intorbidirsi e la ruggine invase l’erba e le pietre intorno. Non solo quella sorgente, ma tutte le acque che sgorgavano dalla montagna cominciarono ad arrossire per la ruggine. Ben presto, la gente fu priva di acqua potabile. Gli animali cominciarono a soffrire la sete, rischiando di perire. Per un sorso d’acqua pura i paesani avrebbero pagato una fortuna. Non restò loro che riprendersi gli oggetti che avevano inquinato la sorgente e ridiscendere a valle. A poco a poco, le acque riacquisirono la loro purezza, l’erba tornò a rinverdirsi e la gente si risollevò nel vedere il bestiame riprendere vita.

Il giovane pastore abbandonò la fattoria, acquistò un campo e un prato, riparò la sua baita in montagna che stava cadendo in rovina, restaurò la stalla e vi sistemò due splendide mucche. Più tardi, durante una festa paesana,  incontrò la ragazza più bella del villaggio e i due si piacquero all’istante…

Non solo quella sorgente, ma tutte le acque che sgorgavano dalla montagna cominciarono ad arrossire per la ruggine.

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All’avvicinarsi dell’autunno, quando il gelo cominciò a lambire le sorgenti in montagna, il giovane condusse la sua amata nel loro rifugio e lì gli sposi vissero felici per sempre…

La leggenda – raccolta in Baviera – termina dicendo: «I due sposi avrebbero raccontato ai loro figli e ai figli dei loro figli l’incredibile storia del bastone d’oro».

Ancora una volta la tradizione ci ricorda che la montagna riserva delle sorprese, piacevoli per chi la rispetta, pericolose per coloro che cercano di sfruttarla a loro vantaggio, scontrandosi con le leggi della natura. 

Arthur Conan Doyle : «Due fiumi possono avere la stessa sorgente, eppure possono essere uno limpido e l’altro torbido».