A cura di don Alessandro Coletti (18ª domenica del tempo ordinario - anno B)

Un cibo che non perisce

Non basta il pane per sfamarci; l’uomo non si può sfamare con il solo benessere

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Il Vangelo di oggi non può essere capito se non viene letto in continuità con quello di domenica scorsa: facciamo quindi un breve riassunto per chi si fosse perso la prima puntata. Gesù è apparentemente all’apice del successo. Lo seguono migliaia di persone: più di cinquemila. Ha sfamato quella folla enorme con cinque pani e due pesci e tutti lo seguono, addirittura vogliono farlo re. Alcuni infatti pensano: “Questo ci dà da mangiare gratis, chi meglio di lui ci può comandare? Chi meglio di lui ci può garantire una vita comoda?”.

Gesù sta per essere fatto re, dunque e a noi magari viene questo pensiero: “Chi può essere migliore di Gesù come re?”, “Accetta, Gesù!”, saremo portati a consigliarlo. Invece Gesù se ne va. Scappa quasi. Questa è la tentazione… Qui c’è un bivio importante. È un momento simile a quello delle tentazioni del deserto. Il diavolo mostra a Gesù tutti i regni della terra e gli propone: “Adorami e sarà tutto tuo!”. Che meraviglia un mondo in cui Gesù, Dio, comanda tutto… “Accetta, Gesù!”. E invece Gesù risponde: “Vattene Satana! Non è questa la strada di Dio!”. Perché? Perché sono importanti le motivazioni… Perché quegli uomini vogliono fare Gesù re? Perché il diavolo vuole consegnare il mondo a Gesù? Se le motivazioni non sono buone non sarà buono neppure il risultato… Se le radici di un albero assorbono acqua nociva anche i frutti saranno velenosi.

Eccoci a noi allora. Perché viviamo la fede? C’è quella frase della gente che lo ha rincorso: «Rabbi, quando sei venuto qui?». Cioè: “Perché ci hai fatto camminare tanto?”. E la risposta di Gesù è dura: «Voi mi cercate non perché avete visto un segno, ma perché avete mangiato».

Non basta dirsi cristiani, bisogna capire il perché lo si è. Non basta cercare Dio, bisogna capire il perché lo si cerca. Non tutti i motivi sono buoni o ugualmente buoni. Io posso cercare Do spinto da una delusione, posso cercare Dio come cerco un talismano, un amuleto, che mi risolve i problemi. Posso cercare Dio addirittura spinto dal disprezzo per gli altri, per creare muri. Posso cercare Dio spinto dal desiderio di affermarmi, perché mi dà un certo ruolo.

Gesù dice alla gente: “State attenti! Non ogni ricerca di Dio porta a Dio!”. Il perché, la motivazione che spinge è importante. Voi cercate una fede comoda, non una fede vera, non una fede che scomoda. Voi volete Dio, ma non accettate di farvi convertire da Dio”.

Eccoci allora alla frase centrale del Vangelo di oggi, quella che possiamo portarci via: «Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna». Gesù aiuta quella folla a fare un salto in più. Non cibo che perisce, cibo che dura per la vita eterna. Non basta il pane per sfamarci. Serve un altro cibo più sostanzioso. L’uomo non si può sfamare con il solo benessere… Chi vive per il solo benessere è destinato ad affogare nel nulla.

Traiamo le conseguenze: una famiglia che si preoccupa solo del benessere materiale dei figli, che alimenta in mille modi il corpo, ma non alimenta lo spirito è una famiglia condannata all’infelicità. Questa visione cristiana è l’opposto di quello che la pubblicità e la nostra società propugna e propone…  Un filosofo francese diceva: l’uomo è un “tubo digerente” allora basta farlo mangiare e sarà contento. Un tempo si diceva che per far star contenta la gente bastano “panem et circenses”, “pane e divertimenti”, “pane e calcio” potremmo tradurre… Non serve altro.

Chi ha ragione? Cristo o il materialismo? A favore di Cristo sta il fallimento di tutti quei paesi o quelle ideologie che volevano cancellare Dio. A favore di Cristo sta il fallimento delle società del benessere senza Dio. Guardiamo le statistiche, perché i numeri sono crudi ma fanno pensare. Svezia, Finlandia, Islanda sono i paesi con il miglior tenore di vita, sono quelli con i migliori servizi, con il maggior benessere e anche quelli con il maggior tasso di suicidi. A favore di Cristo c’è san Francesco d’Assisi, che materialmente non se la passava troppo bene eppure è il santo della gioia, della perfetta letizia. Lasciando tutto aveva trovato Dio. A favore di Cristo c’è Albert Schwaitzer, uomo straordinario, musicista, medico, con una brillante carriera di fronte, lascia tutto per la missione, per l’Africa. Nel suo diario scrive: “Se tu hai qualcosa e non la trasformi in dono presto ti deluderà”. E nel 1952 ricevendo il nobel per la pace dice: “Il benessere non ha creato il super uomo, ma il pover uomo”. La lista potrebbe essere lunghissima…

«Procuratevi il cibo che non perisce, quello che dura per la vita eterna». Tante crisi di giovani e di meno giovani non si curano moltiplicando il cibo che perisce, ma offrendo un cibo diverso: quello che dura per la vita eterna. Se lo capiremo potremo anche noi vivere la gioia di una vita piena!