A cura di don Ezio Del Favero

69 – La piccola e la zia crudele

La bambina tremò di paura. Vide la serva entrare, portando fasci di legna e secchi pieni d’acqua...

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In un paese di montagna, una bambina era rimasta orfana di madre e il padre si era risposato con una donna malvagia. La matrigna detestava la figliastra e la maltrattava. 

Un giorno, mentre il marito – che abitualmente proteggeva la figlia – si era recato al mercato, in modo inconsueto la donna chiese gentilmente alla piccola: «Recati da mia sorella e chiedile ago e filo per cucirti una camicetta».

La bambina si mise in cammino, ma prima si recarsi dalla zia acquisita pensò di passare a trovare la sorella vera di sua madre: «Zia, la matrigna mi ha inviato da sua sorella…». «Stai attenta, piccola, perché la sorella della tua matrigna in realtà è Baba-Yaga, una strega crudele! Ascoltami bene: fuori del suo giardino una betulla vorrà frustarti gli occhi con i suoi rami; tu legale un nastro di seta attorno al tronco. Vedrai un grande cancello scricchiolante che vorrà chiudersi da solo; tu metti dell’olio sui suoi cardini. I cani vorranno divorarti; getta loro del pane. Inoltre, vedrai un gatto che cercherà di cavarti gli occhi; porgigli un pezzo di prosciutto».

La piccola ringraziò la zia e si rimise in cammino.

Dopo aver camminato a lungo, la bambina arrivò presso la dimora di Baba-Yaga. La vecchia stava tessendo. «Buongiorno zietta! Mia madre mi ha mandato a chiederti ago e filo per cucirmi una camicetta». «D’accordo, piccola! prendo un ago e del filo bianco. Nel frattempo siediti al mio posto e continua a tessere». La bambina si mise al lavoro. A un certo punto sentì dire a una serva della vecchia: «Riscalda il bagno e lava mia nipote; voglio mangiala per cena!».

La bambina tremò di paura. Vide la serva entrare, portando fasci di legna e secchi pieni d’acqua. Presto un fuoco vivo divampò nel caminetto e l’acqua cominciò a bollire nel calderone. Dal cortile Baba-Yaga chiedeva spesso: «Stai tessendo, mia cara?». «Sto tessendo, zietta!».

Senza far rumore, la bambina si alzò, andò alla porta e lì trovò un gatto nero, magro e spaventoso. Con i suoi occhi verdi fissò gli occhi azzurri della bambina. E già stava tirando fuori i suoi artigli per cavarle gli occhi, quando lei gli diede un pezzo di prosciutto, chiedendogli supplichevole: «Come posso sfuggire a Baba-Yaga?».

Il gatto mangiò il prosciutto e poi rispose: «Prendi questo pettine e questo straccio e vattene. Quando la vecchia ti si avvicinerà, getterai a terra lo straccio; se continuerà a inseguirti, getterai il pettine… poi vedrai!».

La bambina uscì dalla casa e dei cani cercarono di divorarla, ma lei si salvò gettando loro del pane. Stava per uscire dal giardino, ma il cancello si chiuse. Come le era stato detto, lei ne unse i cardini con dell’olio e questi si riaprì e la piccola poté passare oltre. Appena fuori del giardino, una betulla fece per frustarle gli occhi, ma lei le annodò un nastro di seta intorno al tronco e la pianta si calmò e le mostrò il cammino giusto per tornare a casa dai suoi. 

Mentre la piccola correva veloce, Baba-Yaga entrò in casa e vide che il gatto stava tessendo al posto della bambina. Furiosa gli chiese: «Perché non le hai cavato gli occhi?». «Perché è stata gentile con me. Mi ha dato del prosciutto, al contrario di te che non mi hai mai dato neanche un ossicino!». La vecchia uscì e sgridò anche i cani, che precisarono: «Ci ha dato del pane soffice, al contrario di te che non ci hai mi dato neanche una crosta!». Il cancello rispose: «Da sempre sono al tuo servizio e tu non mi hai mai dato neanche una goccia d’olio!». La betulla: «Tu non mi hai mai decorato, neanche con un filo!». 

A quel punto Baba-Yaga si mise a inseguire la bambina a cavallo del suo mortaio.

Quando la piccola si accorse di essere inseguita, gettò lo straccio, che si trasformò in un torrente impetuoso. Arrivata lì, la vecchia dovette tornare indietro, trascinare i suoi buoi dalla stalla perché bevessero l’acqua. Più tardi, quando i buoi riuscirono a prosciugare il torrente, Baba-Yaga poté proseguire, a grande velocità. La bambina, sentendola arrivare, gettò il pettine, che si trasformò in una foresta molto fitta, insuperabile.

Così la bambina riuscì ad arrivare a casa sana e salva. Quando vide suo padre, che nel frattempo si era inquietato per la sua assenza, gli raccontò tutta la verità. L’uomo si arrabbiò con la consorte, la consorte e la cacciò di casa, intimandole di non tornare mai più.

Da quel momento, la piccola e suo padre vissero in pace e in serenità…

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La parabola – tratta dalla mitologia slava – descrive personaggi malvagi da una parte (la matrigna e la sorella strega) e buoni dall’altra. È una storia a lieto fine, dove i buoni vengono premiati e i malvagi puniti. La tradizione popolare, a modo suo, rende giustizia alle persone meritevoli e, come dovrebbe essere, castiga la crudeltà. Il male – ci insegna il Signore – si vince solo con il bene.