a cura di don Ezio Del Favero

74 – Natale in montagna…

Una sera di dicembre gli animali uscirono dai nidi per osservare con stupore la festa degli umani

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(Seconda parte) Attratti dai canti, dai fuochi e dall’andirivieni dei visitatori, una sera di dicembre gli animali della montagna uscirono dai nidi e dalle tane per osservare con stupore la festa degli umani in riva al lago.

Sei mesi dopo, durante il plenilunio di giugno, le Cinciallegre proposero al vecchio montanaro che organizzava il raduno primaverile degli animali, che solitamente finiva in tragedia perché le creature grandi terrorizzavano le piccole: «Perché non pensiamo a una festa invernale per gli animali della montagna simile a quella degli umani?». Il vecchio accettò, spiegando che la grande festa della riconciliazione e della pace che gli umani celebravano in inverno era il Natale.

Una sera di novembre, al chiaro di luna, gli animali – a eccezione di quelli in letargo o migrati al sud – si raccolsero in riva al lago sotto un magico cielo stellato per le prove generali. Il vecchio cominciò a dirigerli. Timidamente all’inizio, poi con sempre più entusiasmo, i presenti diedero vita a una gioiosa cacofonia. Chissà che bella sarebbe stata la festa a dicembre con la neve e con i fuochi! Purtroppo, come a primavera, la riunione finì in tragedia. Approfittando delle prove, il Gufo aveva ingoiato un piccolo Cardinale, la Volpe un Coniglio e la Donnola un Toporagno. Le urla fecero fuggire le altre creature. Allora il vecchio montanaro convocò i colpevoli, che si scusarono: «Avevo fame… Dovevo vendicarmi… Mi avevano preso il posto…». Il vecchio: «Posso capire, ma non ci sarà mai la pace se non si dominano la fame, la vendetta, l’istinto…». La Volpe: «Quando si tratta di caccia o di fame, tu non hai niente da insegnarci! Hai mangiato tanti conigli nella tua vita come ho fatto io e hai cacciato tante creature come tutti noi insieme. Ora che sei vecchio ti sei calmato, ma per noi è diverso. La pace non è possibile per le creature della foresta!».

Il vecchio rispose: «Hai ragione! Siamo tutti cacciatori a svantaggio dei più deboli. Ma è proprio per questo che gli umani si riuniscono ogni anno, intorno alla culla di un bambino povero e debole che diventerà il Re della Pace, per ricordarsi che devono continuare a costruire la pace, insieme. Spesso però falliscono e sono ancora peggio degli animali. Sia per voi animali che per noi umani, costruire la pace è un’opera lunga e difficile. Ci vuole pazienza e coraggio per riuscirci!».

Il Gufo, la Volpe e la Donnola, pur convinti che il vecchio chiedesse loro l’impossibile, accettarono la proposta «Voi sarete i miei assistenti! A te e ai tuoi simili, Volpe, affido la cura del luogo e il mantenimento dei fuochi. E voi Donnole servirete agli ospiti il buon sidro di mele caldo che io preparerò. Mentre voi, Gufi, controllerete il raduno dal cielo; sarete in qualche modo i custodi della pace e potrete contare sull’aiuto delle Cinciallegre». Dopodiché il vecchio richiamò i coristi che ripresero le prove. Alla fine l’uomo augurò a tutti: «Arrivederci a Natale! Sono sicuro che vivremo qualche ora di pace e di buona comprensione!».

Il mese dopo, giunto il giorno della celebrazione della festa in montagna, le creature deboli avevano paura e si guardavano intorno che non ci fosse l’occhio minaccioso di chi intendeva divorarli. Quelli grandi e forti erano fiduciosi, ma un po’ a disagio a fare i gentili. Il vecchio era presente, incoraggiando i timorosi e sorvegliando gli assistenti. Le Volpi correvano con i rami tra le zanne per alimentare i fuochi, mentre i Gufi volteggiavano nel cielo oscuro sopra la folla. Era uno spettacolo meraviglioso, ancor più sorprendente della festa degli umani, perché si potevamo vedere i vari colori e le diverse pellicce e sentire le molteplici voci e le urla di gioia. Gli animali ammiravano i fuochi, si salutavano a vicenda, cantavano con svariate melodie e bevevano il sidro caldo che le Donnole offrivano. La festa sembrava svolgersi senza drammi. Anche gli animali più feroci si presentavano con occhi dolci e gli artigli ritirati e si sentivano – dentro – delle sensazioni nuove, non più cacciatori vicino alle prede ma compagni pacifici. La festa si svolse senza incidenti, nonostante le tre piume di Cardinale e qualche ciuffo di pelliccia di Coniglio sulla neve… Comunque, per la gioia di tutte le creature, le Cinciallegre annunciarono: «Rifaremo la festa il prossimo anno!»…

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La parabola – raccolta in Canada – termina con un augurio: «Quest’anno, appena i visitatori umani finiranno la loro festa e ripartiranno per le rispettive dimore, gli animali usciranno dai nascondigli per festeggiare di nuovo e vivere in pace per qualche ora. Chissà, forse un giorno gli esseri umani e gli animali s’incontreranno allo stesso tempo intorno ai fuochi della festa… e anche quello sarà un miracolo di Natale!».