In una zona montagnosa, dai rami sorgentiferi di alcuni laghi nasceva il fiume Yukon, alla cui foce, un tempo, non c’erano i venti e la neve non turbinava cadendo al suolo.
In quella zona viveva una coppia: la donna sospirava: «Quanto saremmo felici se avessimo un figlio!» e il marito: «Se lo avessimo, gli insegnerei a inseguire orsi e foche sui banchi di ghiaccio e a costruire trappole. Che ne sarà della nostra vecchiaia? Chi onorerà le nostro anime quando saremo morti?». Questi pensieri turbavano gli sposi e, nelle lunghe sere d’inverno accanto al fuoco, ripetevano: «Che vita diversa se avessimo un figlio!».
Una notte, la donna vide in sogno una slitta trainata da tre cani e il conducente che le diceva: «Vieni, ti porto a fare un viaggio!». Meravigliata e impaurita, lei accettò e la slitta si alzò in aria, attraversando veloce il cielo notturno accanto alle stelle che brillavano come brina. La donna non aveva paura perché sapeva che si trovava con lo Spirito della Luna, solito a confortare chi era in difficoltà.
All’improvviso i cani si bloccarono. A perdita d’occhio si stendeva una grande distesa di ghiaccio, con un alberello isolato. Lo Spirito disse: «Desideri un figlio? Vedi quell’albero? Ricava una bambolina dal suo tronco e troverai la felicità!».
In quell’istante la donna si svegliò e raccontò al marito quanto aveva sognato pregandolo di cercare l’alberello. L’uomo: «Ma sarebbe solo una bambola, non un bambino vero!». La donna insistette e, per amore, lui prese l’ascia e si mise alla ricerca dell’albero ai margini innevati del villaggio.
L’uomo vide un sentiero che si estendeva in lontananza e che brillava – pur essendo giorno – come la luce della luna: doveva essere la strada giusta.
Camminò a lungo, finché non vide un alberello all’orizzonte. Si avvicinò, tagliò il tronco, lo portò a casa e quella sera scolpì una bambolina, mentre la moglie cuciva un vestitino di pelle di foca. Una volta finita, la bambolina vestita di pelle – alta non più di sei pollici ma molto realistica, con schegge di avorio come occhi – fu posta sopra una panchina. Col legno rimasto l’uomo scolpì dei piattini e un coltellino dalla punta di osso. La donna riempì i piattini di cibo e di acqua e li pose accanto alla bambolina. L’uomo ripeteva dubbioso: «Chissà!». La moglie: «Per lo meno la bambolina ci farà compagnia!».
Durante la notte la donna si svegliò udendo dei rumori. Destò il marito e i due si accorsero che la bambolina aveva mangiato e bevuto, respirava e muoveva gli occhi. La donna la prese tra le braccia e la cullò, finché non si addormentò. Poi la depose sulla panchina e i due tornarono a letto, felici.
Al mattino, quando gli sposi si svegliarono, la bambolina non c’era. Videro le
sue impronte sulla neve e le seguirono… a un certo punto le orme si fermavano e la loro creatura non si trovava. Così tornarono a casa tristi.
La bambolina viaggiò lungo lo stesso sentiero di luce che l’uomo aveva seguito verso est. Alzando lo sguardo, vide un buco nel cielo coperto da una pelle. Estrasse il coltellino e tagliò le corde che tenevano il coperchio, aprendolo. Un vento potente si mise a soffiare, portando con sé uccellini e altri animali. La bambolina sbirciò attraverso il buco e vide un paesaggio simile alla terra, con montagne, alberi e fiumi. Risistemò la pelle sul foro, bloccando il vento, prima di proseguire.
Arrivata a sud, la bambolina vide un altro pezzo di pelle che copriva un’ulteriore apertura nel cielo. Estrasse il coltellino, aprì il coperchio e ‘sta volta soffiò un vento più caldo, portando con sé vari animali, alberi e cespugli. Rinchiuse l’apertura e proseguì.
A ovest trovò un’altra apertura, ma, non appena essa fu tolta, il vento soffiò violento in un forte temporale con onde del grande oceano dall’altra parte del cielo. Si affrettò a coprire il buco e poi si diresse a nord, dove il freddo era così intenso che, quando aprì il buco nel cielo, scoppiò una violenta esplosione di neve e di ghiaccio e lei si trovò tutta congelata. Dovette chiudere rapidamente l’apertura.
Soddisfatta di aver viaggiato ovunque, la bambolina tornò al villaggio da cui era partita dove i suoi l’accolsero con immensa gioia. Spiegò loro e agli abitanti del villaggio come avesse lasciato entrare i venti sulla terra. Tutti furono contenti, perché i venti portarono molta cacciagione: uccelli, animali terrestri, foche, trichechi… La bambolina aveva portato loro fortuna, come lo Spirito della Luna aveva predetto.
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La parabola, raccolta presso gli Aleuti (Alaska), spiega l’origine delle feste indigene in onore della venerabile bambolina. Gli sciamani continuarono a fabbricare bamboline simili per i loro riti magici. Così i genitori continuarono a scolpire bamboline per i loro figli, essendo portatrici di felicità.