A cura di don Ezio Del Favero

87 – Lo specchio della madre

Da quel giorno, la scatoletta decorata divenne il tesoro e il segreto di Kimiko

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Presso i Monti Echigo – dove la neve cade abbondante a causa dei venti siberiani e le valanghe erodono la montagna formando ripidi precipizi – viveva un ricco mercante, con la moglie e la loro figlioletta. La madre era sorprendentemente bella e la figlia le assomigliava in tutto: gli stessi occhi scintillanti, la stessa vita snella e la stessa pelle perlacea. La gente diceva che sembravano la stessa persona a due età diverse.

Nulla piaceva di più alla piccola Kimiko che coccolare la madre e viceversa. La bambina non lasciava mai entrare le serve nella stanza della madre al mattino, assaporando il piacere di pettinarla lei. In ogni momento della giornata correva da lei e la accompagnava ovunque, bevendo ogni sua parola. Se parlava con qualcuno, era raro che non iniziasse con: «Mamma dice che… mamma pensa che…». Insomma, era impossibile immaginare l’una senza l’altra.

Un giorno la madre si ammalò e la piccola s’intristì. Trascorreva tutti i giorni al capezzale della madre, lasciandola solo per andare a pregare al tempio o cercare dei rimedi dallo speziale. Il padre esaurì la sua fortuna per cercare di curare la moglie, facendo arrivare dei medici dai quattro angoli del paese, ma senza alcun risultato.

Un giorno, la madre disse sottovoce: «Piccola mia, nulla è eterno in questo mondo. Desidererei stare qui con te, ma devo andarmene. Tuttavia, non devi piangere. Te lo prometto: niente ci separerà! Nel mio armadio troverai una scatoletta decorata, che tuo padre mi aveva portato in dono dai paesi lontani. Desidero che sia tua. Quando me ne sarò andata e in ogni momento importante della tua vita, che sia triste o felice, desidero che tu la apra. E io sarò lì, vicino a te, te lo prometto! Non dimenticarlo!».

Singhiozzando, la piccola promise di non dimenticarlo e abbracciò stretta la madre per trattenerla. Un vago sorriso s’impresse un’ultima volta sul volto della donna, mentre i suoi occhi sprofondavano nel sonno eterno.

Dopo i funerali della madre, la bambina sembrava smarrita. Percorreva la casa chiedendo ai servi: «Avete visto mamma?». Suo padre, vedendola in quello stato, scoppiava a piangere. Finché la piccola non si chiuse nella sua stanza, disperata e rassegnata: «Mamma se n’è andata via, per sempre!». Come avrebbe potuto vivere senza di lei?

Finché un mattino la piccola finalmente uscì dalla sua stanza e si recò nella camera della madre. Aprì l’armadio per risentirne il profumo e allora si ricordò l’ultima promessa che le aveva fatto. Con gli occhi umidi cercò tra gli abiti e trovò la scatoletta decorata. La aprì e lanciò un urlo: dal fondo del cofanetto il viso di sua madre la guardava! Come quelli della figlia, i suoi occhi erano umidi… ma subito quelle lacrime di dolore si trasformarono in lacrime di gioia mentre un sorriso appariva sul suo volto. «A domani!», le disse la piccola mentre chiudeva il cofanetto e sua madre col movimento delle labbra ripeteva le stesse parole.

Da quel giorno, la scatoletta decorata divenne il tesoro e il segreto di Kimiko. Le fece un altarino nella sua stanza e ogni mattina e ogni sera arrivava da sua madre per dirle mille e una cosa, come ai vecchi tempi. Le visite divennero un vero e proprio rituale dove non mancavano l’incenso preferito dalla madre, i fiori stagionali che le erano cari, le poesie che la mamma recitava accompagnandosi al koto. La famiglia fu rassicurata nel vedere la ragazza riprendere lentamente il gusto per la vita.

Passarono tre anni. Kimiko raggiunse l’età che dava il diritto di intrecciare i capelli in chignon legati con la fascetta “momoware”, simbolo del germoglio in procinto di schiudersi. La giovane, in quegli anni, si era ripromessa di aprire la scatoletta decorata solo in occasioni speciali. La cerimonia dello chignon era una di quelle. Ben vestita e pettinata, andò nella sua stanza, prese il cofanetto e lo aprì. Ma qualcosa non andava. Quella giovane donna in fondo alla scatola, che stava guardandola con lo chignon stile “momoware” non sembrava sua madre! Ma dopo qualche attimo di esitazione si convinse che era proprio lei e avrebbe tanto voluto abbracciarla, come quando era piccola. Provò ad abbracciarla, ma le sue braccia si chiusero sul vuoto…

A lungo Kimiko rimase immersa in una sorta di smarrimento mentre sentiva lo spirito di sua madre visitarla e darle forza. Quello spirito avrebbe sempre accompagnato la donna che era diventata…

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La parabola – raccolta in Giappone – termina: «Allora la giovane Kimiko, con infinita dolcezza, chiuse il coperchio del caro cofanetto che aveva contenuto il più prezioso dei gioielli: tutto l’amore che una madre, oltre la morte, può dare. E quell’amore Kimiko lo avrebbe sempre percepito con sé…

Immagine: Picasso, 1932, Ragazza di fronte allo specchio