Ai piedi di una montagna – in una boscaglia di faggi, abeti e pini – era sbocciato un fiorellino spontaneo, una rosa canina dai petali rosacei denominata nella lingua degli abitanti del posto “Eglantine”, non senza un po’ di disprezzo per il fatto che fosse selvatica e circondata da arbusti spinosi. Il rosaio selvatico dal quale era sbocciata
si trovava accanto ad altre specie di fiori straordinarie e variopinte: gialle, rosse, bianche, blu, viola, e ognuna sembrava fare bella figura di fronte a quanti passavano di là. Le persone si fermavano sul bordo del sentiero e le ammiravano, perché erano davvero molto belle. Di tanto in tanto, quei fiori piegavano la testina come per salutare i viandanti che passeggiavano accanto a loro.
Tra queste specie di fiori si poteva ammirare Madame Ortensia, la prima che si notava, la più grande, almeno una testa più alta di tutte le altre piante fiorite. Con il suo colore blu-azzurro e il suo folto fogliame, sembrava che indossasse un abito da principessa. Di fronte a essa i passanti si inchinavano in segno di rispetto.
La più elegante era Madame Tulipano, ben eretta sul suo piccolo stelo con le sue due foglie allungate su ciascun lato, simili a due piccole mani pronte ad applaudire, meravigliosa con i suoi colori gialli o rossi. Davvero uno spettacolo! I passanti la notavano perché era di una grande bellezza e la ammiravano.
La più fragile era Madame Margherita. Tutta finetta con la sua testina gialla aureolata da una coroncina di petali bianchi, dall’aria timida. I passanti si fermavano davanti a lei, soprattutto gli amanti, che ne accarezzavano i petali baciandosi e contando “M’ama, non m’ama!”. Era amata perché dava amore. E questo era il suo segreto.
La più misteriosa era Madame Garofano. Con i suoi piccoli boccioli rossi, rosa o bianchi che crescevano qua e là, sembrava avvolgersi costantemente per proteggersi dalle intemperie. Ma il suo fogliame era leggero come un vestito primaverile. Tutti si avvicinavano a lei, perché la sua corolla sottile emanava profumi straordinari. Il suo mistero era il suo profumo e tutti la respiravano.
La piccola Eglantine, però, nessuno la guardava, né la accarezzava, meno che meno la respirava. Al contrario, tutti cercavano di evitarla, perché era un fiore selvatico, cresceva ovunque, non era coltivato e c’erano delle spine dispettose sul suo arbusto che ferivano. Insomma, le persone – specialmente i bambini purtroppo – non si avvicinavano a lei e per questo la rosellina era molto triste. Spesso, al mattino, si svegliava piena di lacrime da quanto aveva pianto. Gli altri pensavano che fossero semplicemente “la rugiada del mattino” e non se ne preoccupavano affatto. Englantine avrebbe voluto dire loro che era molto triste, ma non era altro che un piccolo fiore e i fiori non dicono nulla. I fiori fanno sempre finta di essere allegri anche se i loro cuori sono feriti.
Un bel giorno, tutto cambiò. Englandine aveva notato, da qualche tempo, un bel giovane che veniva a sedersi ogni giorno a due passi dal suo arbusto. Inizialmente stupita, la rosellina si chiedeva: «Quel ragazzo, che cosa ci viene a fare qui? Sembra diverso dagli altri passanti e non sembra prestare attenzione, come tutti, agli splendidi fiori miei vicini». Il giovane portava con sé una sacca e aveva uno sguardo sognante. Di tanto in tanto si sdraiava sull’erba tiepida e sembrava riflettere pensieroso; a volte, addirittura, chiudeva gli occhi.
Una mattina, il ragazzo cominciò a guardare la rosellina in modo strano e mentre la fissava così, prese dalla sua sacca un mazzo di matite colorate. Incuriosita, Englandine aprì i suoi petali e, senza smettere di osservare il giovane, notò che stava scarabocchiando su di un grande foglio bianco delle forme che assomigliavano al suo arbusto, poi un fiorellino che le assomigliava. Non poteva credere ai suoi occhi! Quel ragazzo stava disegnando proprio lei, un povero fiorellino selvatico!
Di lì a poco, una folla di passanti circondò il giovane artista per ammirare il suo capolavoro, mentre gli uccellini cinguettavano tra gli alberi. Tutti stupiti e ammirati di fronte a quel fiorellino immortalato su di un foglio di carta, che raffigurava proprio lei, la piccola Eglandine, una rosellina selvatica che nessuno aveva mai notato…
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La parabola – raccolta in Francia – insegna a non disperare. Ogni creatura è meravigliosa, affascinante, anche se non sempre in maniera evidente.
Khalil Gibran: «L’ottimista vede la rosa e non le spine; il pessimista si fissa sulle spine, dimenticandosi della rosa».