A cura di don Ezio Del Favero

93 – L’albero in cima alla collina

Si dissero disperati: «Si sta seccando!» e allora cominciarono a prendersene cura, giorno e notte

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Ai bordi dei monti Ahaggar, nel cuore del deserto, una finissima polvere di sabbia spazzata dal caldo vento si alzava in fini volute ocra e dorate. Il sole stava raggiungendo il suo letto di stelle, lasciando al cielo i suoi colori arancione e rosso, mentre le ombre si allungavano sulle dune. Sulla collina montagnosa che sovrastava il villaggio cinto da un’oasi verdeggiante, si drizzava un grande albero, fiero e maestoso.

“Grande Albero”, secondo il ricordo dei più anziani, era sempre stato lì, proteggendo gli abitanti contro le tempeste e le carestie e dando all’oasi la forza di prosperare. I vecchi raccontavano:

«Un giorno, un uomo barbuto arrivò qui e una sera posò una foglia in cima alla collina. Il mattino seguente, da quella foglia spuntò un germoglio, divenuto col tempo il Grande Albero. Prima di ripartire, l’uomo precisò che quella sarebbe stata la Pianta della Condivisione. Ci avrebbe dato frutti da mangiare, ci avrebbe riparati dai venti della tempesta e protetti dalla sabbia del deserto. Così non saremmo mai rimasti privi del necessario per vivere a condizione di non cavare mai, per nessun motivo, una delle sue foglie… altrimenti una terribile disgrazia si sarebbe abbattuta sul nostro villaggio. Poi l’uomo sparì tra le sabbie del deserto».

D’allora, gli uomini e le donne del villaggio si presero cura del Grande Albero, dalle foglie sempre verdeggianti. Condividevano i suoi frutti e si proteggevano dietro la sua imponenza visto che la sua forza tratteneva le cocenti sabbie del deserto. Così il villaggio prosperò, grazie alla Pianta della Condivisione. Tutti approfittavano in parti uguali dei suoi benefici, finché la situazione non cambiò.

Un giorno, sui rami dell’Albero rimase un unico frutto. Due uomini lo osservavano. Il primo propose: «Cogliamolo e dividiamolo in due!». L’altro: «L’idea è buona, ma ciò non basterà per sfamare i miei cari!». «Neppure i miei, ma allora che cosa possiamo fare?». «Uno di noi potrebbe aspettare qualche giorno che spunti un altro frutto». L’idea era buona, ma chi dei due era disposto ad aspettare, avendo entrambi fretta di nutrire la propria famiglia? Così si accordarono di tirare a sorte: uno avrebbe preso il frutto e l’altro una foglia che avrebbe poi piantato nel quadrato di terra davanti alla sua casupola così da far spuntare un nuovo albero… nonostante la condizione posta dallo straniero. «Per un nobile motivo!», si giustificarono.

Qualche giorno dopo, nel cortile di uno dei due spuntò un albero carico di frutta. Ben presto tutti ebbero un albero piantato davanti alla propria casupola e, con esso, i suoi frutti e la sua protezione. Tutto sembrava andare per il meglio, ma più nessuno si prese cura della Pianta della Condivisione; più nessuno si ritrovò sotto il Grande Albero per parlare e per fare festa; più nessuno salì sulla collina per ammirare la sabbia volare e perdersi tra le stelle. E tutti utilizzarono il proprio albero, senza paura di esaurirlo. Che importava? Tanto, vi erano ancora molte foglie sull’Albero in cima alla collina!

Passarono gli anni e su tutti gli alberi si esaurirono i frutti. E così gli uomini salirono sulla collina per rifornirsi dal Grande Albero. Arrivati in cima, però, si resero conto che esso era privo di foglie. Si dissero disperati: «Si sta seccando!» e allora cominciarono a prendersene cura, giorno e notte. Ma il Grande Albero cessò di vivere. Da quel momento, la carestia s’impossessò del posto, le tempeste demolirono le abitazioni e le sabbie del deserto annientarono l’oasi. Gli abitanti si rintanarono nell’ultima dimora rimasta in piedi, terrorizzati e sconfitti, aspettando la fine.

Fu allora che sulla collina, in mezzo alla tempesta di sabbia, riapparve l’uomo barbuto. Gli abitanti uscirono dal rifugio, corsero in cima alla collina e supplicarono lo straniero di restituire loro la Pianta della Condivisione: «Faremo tutto ciò che vorrai!». L’uomo si lamentò: «Vi avevo donato l’Albero chiedendovi solo di non coglierne le foglie. Non mi avete ascoltato e lo avete lasciato perire. Come posso fidarmi di voi?».

Scese il silenzio, come una notte senza luna. Poi una donna osò dire: «So che non ci lascerai in questa situazione!». «Perché no?». «Per lo stesso motivo per cui ci donasti l’Albero: perché potessimo praticare la Condivisione».

L’uomo si mise a riflettere e poi aggiunse: «Forse stavolta potreste riuscirci!». La donna promise: «Sarà un percorso lungo e difficile, ma ti assicuro che ce la faremo!».

Un raggio di sole illuminò la mano dello straniero, che si aprì e lasciò cadere una nuova foglia sulla cima della collina…


La parabola – raccolta in Algeria – insegna il valore della Condivisione, specialmente quando le “tempeste”, più o meno prevedibili, minacciano la vita.