Assetati di Qualcuno che rinnova tutto

Le omelie del Vescovo nelle celebrazioni di Natale

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Noi viviamo di salvezza

È stato questo il motivo di fondo dell’omelia che il vescovo Renato ha proposto durante la celebrazione nella notte di Natale in Cattedrale a Belluno. Si è ispirato dall’intervista concessa da papa Francesco nella vigilia di Natale: «Mi preparo bene, perché il Natale è sempre una sorpresa», con la speranza di «per incontrare Dio, che rinnova tutto in bene». Così ha chiosato il nostro Vescovo: «Ho pensato che abbiamo davvero bisogno di incontrare qualcuno che possa “rinnovare tutto in bene”. Ne siamo assetati». Oltre le «mille condizioni in cui il rischio di capitolare aumenta», non poteva mancare un ricordo di quanti hanno «vissuto con trepidazione, se non anche con paura, l’esperienza del contagio, personalmente o in qualche familiare e conoscente».

Ecco che ogni vita ha bisogno di essere messa in salvo: «Non c’è vita senza che essa sia messa in salvo… Noi viviamo perché “salvati”!».

Nella notte di Natale, un angelo porta questo annuncio: «Non temete, è nato per voi un Salvatore». Parola che attraversa i secoli e giunge anche nella Cattedrale di Belluno e nelle altre chiese della diocesi e di tutto il mondo: «non temere, hai un Salvatore! Sei tra le mani amorose di Colui “che ha dato se stesso per noi” … Sei sotto lo sguardo luminoso del suo amore».

Dio ha parlato

Due immagini hanno dato lo spunto al Vescovo per l’omelia del giorno, pronunciata a Feltre in Concattedrale e poi, alla sera, in Cattedrale a Belluno. Nel bambino di Betlemme – ha sottolineato il Vescovo – Dio ci ha parlato definitivamente, e quella parola è Dio che ci illumina. «Abbiamo bisogno che Dio ci parli. Altrimenti tutto attorno a noi e in noi sprofonda nelle tenebre». Come solennemente proclamato dall’evangelista Giovanni, «nessuno ha mai visto» Dio, ma «il Figlio unigenito che è nel seno del Padre» ce lo ha rivelato. «L’evangelista, nel suo tentativo di scrutare il rapporto tra noi e Dio, tra il mondo e Dio, vorrebbe distoglierci da quella indifferenza che spesso si trasforma nel non conoscere più le verità più profonde e, di conseguenza, nel non sapersi più appassionare del dono della vita».

È possibile che siamo distratti da questa rivelazione: «Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto». Può restare nascosta l’esile vita di «un neonato, dato alla luce lungo una strada secondaria, accanto ai pascoli di Betlemme», collocato in una mangiatoia dalla puerpera, che proviene da un piccolo villaggio della Galilea. Il Vescovo ha ricordato la provocatoria espressione usata da papa Francesco nell’intervista comparsa in questi in alcuni quotidiani: «Maria era una donna di strada, perché non aveva un luogo adeguato per partorire».

«Il mondo non lo ha riconosciuto», ha avvertito san Giovanni. Ma proprio «questa nostra fatica esalta paradossalmente la sorprendente disponibilità di Dio», la sua passione d’amore per il mondo: «Lo ama pazzamente. Ci viene, lo abita, intraprende un’avventura di piccolezza e di esposizione ad ogni fragilità umana. Si lega definitivamente a questa nostra carne». [DF]