Un sentito e forte ringraziamento per la beatificazione di Papa Luciani è salito nel pomeriggio di ieri, domenica 11 settembre, dalle tante persone che hanno affollato le due piazze di Canale d’Agordo, che erano state predisposte per accogliere i fedeli accorsi per partecipare alla santa Messa, per celebrare la beatificazione di Giovanni Paolo I: la piazza su cui si affacciano la chiesa e il municipio, dove era stato preparato l’altare, e quella dietro il municipio dotata di un maxi-schermo che permetteva di seguire quanto capitava poche decine di metri più in là.
Solennizzata dalla presenza di sette vescovi, tra cui il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, che l’ha presieduta, da decine di sacerdoti, da un coro di grandi dimensioni composto dai cantori di varie parrocchie, da gruppi di fedeli in costume tipico e anche dalla banda di Sappada, la santa Messa è iniziata con il saluto del vescovo di Belluno-Feltre.
Il Vescovo Renato
«Desideriamo affidarci al nuovo Beato – ha detto il Vescovo – perché in lui ci è stato donato il Vangelo di Gesù, luce nelle nostre vite, perché ci ha indicato l’amore intramontabile con cui Dio ci salva da paure e difficoltà, perché ha testimoniato lo stile di Dio, perché ha trasmesso la sua bontà. Per questo – ha sottolineato – Papa Francesco ha invitato a chiedere a Papa Luciani il sorriso dell’anima, quello trasparente e che non inganna».
Infine, nel dare il benvenuto a tutti i presenti, il Vescovo (come ha poi fatto anche il Patriarca) ha indirizzato un ringraziamento particolare al vescovo emerito Giuseppe Andrich per il grande impulso che ha dato al percorso della beatificazione, continuando quanto iniziato dal suo predecessore Vincenzo Savio, affrontando con determinazione tappe anche molto impegnative. Quindi c’è stata la consegna di una reliquia del nuovo Beato a mons. Andrich e poi agli altri Vescovi: erano presenti anche quelli di Vittorio Veneto e di Vicenza e gli emeriti di Gerusalemme e di Reykjavik, capitale dell’Islanda.
Il Patriarca Francesco
All’inizio della sua omelia il patriarca Moraglia ha salutato in particolare il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, che fu consacrato 50 anni fa da Luciani e, ricordando la grande celebrazione di domenica 4 settembre a Roma, ha evidenziato la bella testimonianza offerta dai giovani che hanno raggiunto la capitale a piedi al termine di un pellegrinaggio significativo lungo la Via Francigena.
Luciani proclamato Beato ci viene indicato come un esempio, ha detto Moraglia, sottolineando che «oggi siamo venuti a Canale, dove tutto è cominciato; sì, perché da qui è iniziato il cammino di santità di Albino Luciani, umile e grande figlio di questa terra» che all’epoca in cui nacque il futuro Papa Giovanni Paolo I era luogo di povertà e di emigrazione, ma dove Luciani fece esperienza anche del senso della Chiesa, scoprendo che non solo è qualcosa di grande, ma che fa grandi i piccoli. Oltre che dell’umiltà – ha ricordato il Patriarca – Luciani ha offerto un’incrollabile testimonianza anche delle virtù teologali (la fede, la speranza, la carità) e lo ha fatto con insegnamenti che sono ancora oggi attualissimi e da riscoprire e che conducono con semplicità e concretezza ai fondamenti della vita cristiana.
Per quanto riguarda l’umiltà, Moraglia ha ricordato che «non è tirarsi indietro per mancanza di coraggio; la fortezza, infatti, è anch’essa virtù cristiana. L’umiltà è non imporsi, non mettersi in mostra, non autocandidarsi ed anche saper ammettere i propri limiti, accettare incarichi scomodi e assumere scelte difficili che non saranno capite, ma che sono vere e giuste. Umiltà è, poi, affidarsi al Signore». Dobbiamo sentirci piccoli davanti al Signore – ha detto ancora il Patriarca – e sentirci servi inutili, non guardare a noi stessi, ma a Gesù che si è definito mite e umile di cuore.
Siamo qui come pellegrini – ha continuato Moraglia – per ringraziare Dio per il dono della beatificazione, «qui, a Canale, dove il Signore ha preparato e costruito la vita di chi stava per chiamare e ha chiamato a compiti delicati e ardui». «Luciani – ha ricordato a questo proposito il Patriarca – nasce in un contesto umile, povero, laborioso, onesto, segnato dalla fatica quotidiana del vivere; un ambiente contadino, di montagna, semplice e dignitoso, povero ma generoso, dove, come si dice, si deve “far quadrare il pranzo con la cena”, ma dove si danno dei rapporti autentici».
E dopo aver ricordato anche l’importanza fondamentale della famiglia (perché «un uomo dipende molto dal bambino che è stato»), famiglia dove «Albino apprende i valori fondamentali della vita» (dal papà «impara come mantenere fede agli impegni presi, dalla mamma la fede e il vivere cristiano»), il Patriarca ha proposto alcune citazioni di Luciani, in cui viene evidenziata l’importanza di riconoscere e favorire il ruolo di protagonista del Signore nelle vicende della vita, facendo presente però che la meraviglia per ciò che Dio compie nella storia non significa non vedere oggi la forza e le capacità di Luciani che mirava al bene della gente.
Per farsi capire e aiutare a comprendere meglio il Vangelo, per esempio, Luciani scelse «di non avere come criterio il “politicamente corretto” che, oggi come ieri, impone al catechista, al prete o al vescovo di autocensurarsi per non dire parole scomode o affrontare temi sgraditi, diventando così “afoni” rispetto al Vangelo e finendo col proporre noi stessi e non Gesù “via, verità e vita”. «Solo la persona umile è libera – ha sottolineato Moraglia – questa e non altra è l’umiltà coraggiosa e autentica a cui Luciani si rifaceva e che viveva lui stesso prima di indicarla agli altri».
Infine, la citazione di un pensiero di Giovanni Paolo I, per sottolineare ancora una volta la centralità della fede, della speranza e della carità, oltre all’umiltà, che sono state la forza del suo breve ma intenso magistero di vescovo di Roma: «Se metteremo in pratica queste virtù saremo a posto. Siamo tutti poveri peccatori. Cerchiamo allora di stare uniti al Signore che ci ricompenserà».
Il sindaco Flavio Colcergnan
Alla celebrazione hanno preso parte anche numerose autorità civili: dal prefetto al presidente della Provincia, dal ministro D’Incà all’assessore regionale Bottacin, senza dimenticare numerosi primi cittadini della provincia, ma anche i rappresentanti delle città che hanno dato i natali agli ultimi Papi e dal Brasile Iria Tancon, la cugina di Luciani, in rappresentanza dell’emigrazione della Valle del Biois. Dopo il Te Deum di ringraziamento e la recita della preghiera di intercessione al beato Giovanni Paolo I, è interventuo il sindaco di Canale d’Agordo, Flavio Colcergnan, che dopo aver ricordato brevemente la parabola della vita di Papa Luciani, ha ringraziato sentitamente chi ha aiutato a riscoprirne la figura dopo la sua morte e a metterne in evidenza la grandezza. Ha ricordato poi l’impegno del paese ad attrezzarsi al meglio per accogliere chi giunge per onorare Giovanni Paolo I e ha auspicato che il suo esempio possa diventare un modello di vita tra i popoli, un modello di amore e di fraternità, e che la sua figura faccia riflettere sul bisogno di pace e di armonia in tutto il mondo. Prima del canto finale, a cura di Loris Serafini, direttore del Museo Albino Luciani di Canale d’Agordo, il saluto in inglese e in tedesco agli ospiti stranieri presenti, tra cui i polacchi e i tedeschi giunti dai paesi natali di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.
Carlo Arrigoni