La tradizionale “sagra dei fisciòt” nella quinta domenica di Quaresima

Ecco i tuoi figli, ecco le tue figlie!

La supplica del Vescovo dopo la processione lungo le vie del centro cittadino

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

La quinta domenica di Quaresima – che un tempo era detta “di Passione” – nella città di Belluno è nota come la “sagra dei fisciòt”, la sagra di primavera che – dopo gli anni della pandemia – ha ancora riempito le strade del centro di bancarelle con dolciumi, opere di artigianato e giocattoli, tra i quali spiccavano i “fisciòt”, i fischietti che hanno dato il nome alla festa. Fin dal 1716 la tradizione religiosa prevede anche la solenne processione, che porta la preziosa statua della Madonna dei Sette dolori dalla chiesa di Santo Stefano lungo le vie del centro. Un atto di devozione da sempre molto sentito dai bellunesi.

Nella mattinata di domenica 26 marzo, il Vescovo ha presieduto l’Eucaristia nella chiesa di Santo Stefano. Commentando il Vangelo del giorno, nell’omelia ha sottolineato:

Un particolare del racconto evangelico ha un significato estremamente decisivo in ordine alla vita: Maria, sorella di Marta e Lazzaro, si alza in fretta – da seduta nel suo dolore – ed esce di casa così da far pensare ai circostanti [i Giudei] che sarebbe andata a piangere al sepolcro. E, invece, lei si dirige da Gesù, gli si getta ai piedi, dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». È una scelta di risurrezione e vita: di fronte al bivio o andare al sepolcro a piangere ciò che appare perduto o andare da Gesù e abbandonarsi su di lui. Maria sceglie la vita, ma occorre alzarsi e uscire da sé… Continua a leggere…

Nel pomeriggio è tornata anche la tradizionale processione con la venerata statua lungo le vie del Centro cittadino. Dopo il rientro in chiesa, sotto le prime gocce di una pioggia tanto desiderata, il Vescovo ha rivolto all’Addolorata questa supplica:

Maria, contempliamo la tua immagine di Addolorata: è il cuore della nostra fede che ci offre questo sguardo e questa conoscenza di te. In questa quinta domenica di Quaresima in cui abbiamo ascoltato nel Vangelo il racconto di ciò che è successo nella casa di Betania, dove Gesù, tuo figlio, amava sostare ricevendo e donando amicizia, siamo incoraggiati a cercare il tuo affetto. Due sorelle – Marta e Maria – piangevano la malattia e poi anche la morte del loro fratello, Lazzaro. Hanno cercato il tuo figlio Gesù mandandogli dire: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato», e, poi, sopraggiunta la sua morte: «Signore, se tu fossi stato qui nostro fratello non sarebbe morto!».

In te, Addolorata, c’è tutta la verità di queste richieste e della nostra preghiera. Riscontriamo attorno a noi e in noi tante forme di malattia, anche dell’animo. Il segno della guerra è tremendo: lacera ogni speranza. La violenza sulle donne e sui bambini ci toglie il respiro. La morte, poi, ci incute tanta paura, perché sembra spegnere ogni barlume di luce. Quando giunge violenta e quando soffoca i sogni di futuro, di famiglia, di pace –  come in tanti profughi con i loro bambini sprofondati in mare – allora sembra tutto inutile. La stessa nostra fede resta ferita.

In tutto questo o Maria, noi guardiamo a te, alla tua tenerezza di madre e di sorella. Tu sai riconoscere nel profondo di tutti noi e nell’intimo di questa umanità quel fragile e titubante bisogno d’amore che non può e non deve andare perduto. Gesù, tuo Figlio, unica speranza definitiva per l’umanità, lo ha assunto pienamente sulla croce. A te, o Maria, sotto la croce, Gesù lo ha confidato e comunicato: «Donna, ecco tuo figlio!». E noi, fragili, provati, feriti, a lui uniti, ti sussurriamo affidandoci a te: «Donna, ecco i tuoi figli, ecco le tue figlie!».