Venerdì 24 novembre

Il ritorno di “Illustrissimi”

Convegno all’Università Gregoriana di Roma sul magistero di Papa Luciani alla luce della sua biblioteca

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La Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I ha promosso nella mattinata di venerdì 24 novembre una qualificatissima giornata di studi, ancora una volta dedicata al magistero di Giovanni Paolo I, questa volta alla luce della sua biblioteca. Sede dell’incontro l’aula magna della Pontificia Università Gregoriana che – come ha ricordato il rettore padre Mark Lewis sj nel suo saluto – è stata l’università in cui Luciani perfezionò i suoi studi, avendo come mentore il conterraneo padre Felice Cappello.

Dopo di lui ha preso la parola il prof. Ottavio Bucarelli, direttore del Dipartimento per i beni culturali della Chiesa, che ha ricordato come anche una biblioteca personale sia una testimonianza sulla santità di una persona, una reliquia insolita.

Don Diego Sartorelli, direttore dell’Archivio storico del Patriarcato di Venezia, ha illustrato il lavoro che a Venezia si sta completando su quanto rimane della ricca biblioteca del nuovo Beato. I volumi che Luciani aveva accumulato negli anni, portando sempre con sé nei vari spostamenti a cui la vita lo chiamò, erano originariamente circa cinquemila. Purtroppo dopo la sua morte hanno subito una notevole dispersione, sicché ne rimangono circa un migliaio. Costituiscono comunque un interessante fonte di studio per le annotazioni che lui faceva alle pagine, per le cartoline o le lettere che vi lasciava custodite. Manifestano anche l’interesse che Luciani aveva per vari ambiti, per esempio per il cinema e l’arte locale.

Molto incisivo l’intervento di Mauro Velati, membro del comitato scientifico della Fondazione Vaticana, che ha illustrato le principali fonti della formazione teologica e spirituale del futuro papa. Agostino, Francesco di Sales, Tommaso d’Aquino, Dante… Ma soprattutto una massiccia presenza delle opere del cattolicesimo francese degli anni Cinquanta.

Il professor Gilberto Marengo, dell’Università Lateranense, ha sottolineato l’originalità del volume Illustrissimi, come una “pastorale narrativa”, nella volontà dell’autore di arrivare a un pubblico più ampio di quello che aveva tra i fedeli. In un post-concilio in cui le derive erano state aspre, Luciani non rinuncia a trattarne i temi, ma con uno stile narrativo, segno di un’intelligenza pastorale.

È stata poi Stefania Falasca a presentare la nuova edizione critica di Illustrissimi, frutto della sua ricerca dottorale, ora edita dalle Edizioni Messaggero insieme alla Fondazione Vaticana. Ha sottolineato che la IV edizione del settembre 1978 uscì con l’imprimatur papale e quindi costituisce il suo lascito letterario da pontefice. Ricordando la testimonianza del fratello Edoardo, ha rivelato che il titolo nasce dalle “Lettere familiari” di Francesco Petrarca.

Cristina Lardo, dell’Università di Tor Vergata, ha passato in rassegna la “comunità di personaggi”, ai quali Luciani si rivolge come “destinatari vivi”: «Con loro Luciani nelle lettere parla di contemporaneità, ma anche di anima e spesso di sé, mettendosi in relazione con ognuno».

Per il cardinal Pietro Parolin, l’opera può essere «considerata il suo testamento umano, spirituale e pastorale». L’evento – ha assicurato – gli ha fatto rammentare come da giovane seminarista attendesse ogni mese che le lettere del Patriarca venissero pubblicate dal Gazzettino o dal Messaggero di Sant’Antonio. Donde l’auspicio che la lettura di Illustrissimi diventi attuale anche per le nuove generazioni. Il convegno si è concluso con un momento di preghiera proposto dal Porporato a tutti i presenti per i drammi che in questo momento si registrano in Israele, Palestina e Ucraina, invocando anche l’intercessione del beato Giovanni Paolo I. [DF]