Presentato in chiesa a Longarone sabato 2 ottobre

La gioia di dare la vita

Gli scritti di don Gabriele Bernardi raccolti nel volume “La gioia di dare la vita: dal dramma della morte alla gioia della resurrezione”

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Si tratta di un’iniziativa voluta da alcuni parrocchiani longaronesi che hanno raccolto i pensieri di don Gabriele Bernardi, mancato lo scorso anno, dopo anni di servizio in numerose parrocchie bellunesi, tra cui Longarone, in cui ha mosso i primi passi da giovane cappellano negli anni ’70, tornandoci poi dieci anni fa, e anche in Terrasanta. Tante le testimonianze di chi lo ha conosciuto: sindaci, parrocchiani, pellegrini, colleghi sacerdoti, organizzate in una partecipata serata da don Rinaldo Ottone, con il comune desiderio di far diventare questo momento, il 2 ottobre giorno della sua nascita nel 1948, un evento ricorrente.

«Lo ho conosciuto quando era in seminario e io ero suo docente – ricorda il vescovo emerito mons. Giuseppe Andrich – si era fatto subito notare i suoi giudizi perentori e il suo coraggio da ammirare. Ti guardava negli occhi e aveva la capacità di indovinare i sentimenti del suo interlocutore. Aveva una grande sensibilità come dimostra l’aneddoto del voler regalare le piante per le sue suore ogni volta che veniva a celebrare messa per i nostri seminaristi. Si è speso tanto in tutti i contesti, anche in ambito civile, non solo nelle parrocchie bellunesi ma anche nel luogo del suo cuore ovvero Gerusalemme dove ha lasciato un segno come attestato dal Patriarca Pierbattista Pizzaballa. Mi ha regalato una croce del Santo Sepolcro che tutt’oggi porto con me. Il legame si è rafforzato negli ultimi anni quando lo ho richiamato per prendere servizio a Longarone dopo la tragica morte di don Francesco Cassol, era stato un sacrificio lasciare un luogo tanto amato ma che ha accettato con impegno riuscendo a seminare tanto. Tra le sue idee, il ritorno della messa infrasettimanale nella chiesa di Longarone e non nelle opere parrocchiali, per ribadire il centro della chiesa. Il giorno prima della sua morte ero in viaggio per l’agordino e ho pensato a lui, sapevo che aveva problemi di salute. Poi la notizia del ritorno alla casa del padre».

Interventi anche del sindaco di Colle Santa Lucia, Paolo Frena, che ricorda il suo progetto ambizioso di creare alloggi di edilizia popolare, quando era parroco di Arabba, creando ben 97 alloggi per le giovani famiglie, con gruppi di 200 giovani riuniti negli anni Novanta, e la voglia di ripartire nel 2018 quando tornò in servizio nella zona; e il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, che ricorda il suo particolare amore per la Madonna mutilata del Vajont e il rinnovato legame con la comunità di Fossalta di Piave, dove la statua fu ritrovata. La parrocchiana longaronese Rita Marogna lo ha definito un amico fraterno; l’ex cappellano don Mirko Pozzobon lo ha definito un lucido profeta, che mi ha guidato nella confidenza del rito funebre; parole di stima dalla guida in Terrasanta Silvia D’Allò e l’artista suor Elena Manganelli, che ha realizzato un dipinto tratto dalla via Crucis che è stato usato come copertina del libro. Apprezzati anche gli interventi musicali del trio Kantas. È stato letto un messaggio di don Pietro Bez.

«Era un uomo che ti sorprendeva – queste le parole conclusive del vescovo Renato Marangoni – sapeva cogliere il messaggio biblico sulla morte e sopratutto il grido della resurrezione. Al nostro primo incontro, appena sono stato nominato vescovo, ricordo le sue parole che mi sono appuntato “bisogna andare avanti con la valigia in mano e mettersi in viaggio”. L’auspicio è che questa giornata diventi un appuntamento annuale per non dimenticare e valorizzare il suo messaggio».

Enrico De Col