L’agonismo tradotto in spirito di fratellanza

La celebrazione eucaristica, espressione dell'identità morale e cristiana della comunità, prima del Palio di Feltre

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Nonostante le limitazioni della pandemia, che ancora pesano sulle consuetudini di vita, la comunità feltrina non ha voluto mancare alla tradizionale festa del Palio, che nella Santa Messa trova l’espressione della sua identità morale e cristiana.  Domenica 8 agosto la presenza in Concattedrale di tanti giovani in costume e con le insegne dei diversi quartieri ha dato prova che questa festa è entrata nei loro cuori e continuerà a mantenersi viva nel corso degli anni. E proprio dai giovani ha preso lo spunto nell’omelia del vescovo Renato, che ha presieduto la solenne celebrazione concelebrata anche dal parroco don Angelo Balcon e da altri presbiteri della diocesi.

Le vittorie degli atleti italiani nelle competizioni sportive dei giochi olimpici di Tokio hanno acceso l’entusiasmo nel nostro Paese e contribuito a trasmettere un senso di fiducia verso il futuro. Un sentimento che ha ravvivato anche la vita dei quartieri feltrini e la passione dei giovani impegnati nelle gare del Palio. In questa circostanza sono giunte a proposito le parole della seconda lettura, tratta dalla lettera di san Paolo agli Efesini: «Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità». Un messaggio che traduce l’agonismo in spirito di fratellanza e di accoglienza e vede nella competizione della vita l’opportunità per incontrarsi e stare insieme. Nella benevolenza l’apostolo Paolo vedeva la possibilità per l’uomo di farsi imitatore di Dio.

Analogamente – ha ricordato il Vescovo – al centro della prima lettura, il profeta Elia, scoraggiato e affaticato, trova la forza di andare avanti. La presenza dell’angelo attesta che Dio si fa prossimo al profeta, all’uomo, e il cibo che il Signore gli fa trovare gli consente di giungere fino all’Oreb, il monte di Dio. La liturgia della Parola ha trovato poi il vertice nel “pane di vita” del messaggio evangelico di Giovanni. Gesù apprezzava la fragranza e la bontà del pane e nella specie del pane ha voluto donarsi agli uomini. I padri nel deserto si erano nutriti della manna, ma erano morti; Gesù invece è il pane vivo disceso dal cielo, donato per la vita del mondo e per vincere la morte. Gesù si offre come il pane buono perché l’umanità possa gustare la prossimità di Dio.

In sintonia con tale messaggio i figuranti hanno portato al Vescovo le offerte: due ceri accesi, i fiori in segno di gioia, e soprattutto il pane e il vino per la mensa eucaristica.

A conclusione della cerimonia, secondo tradizione, sul sagrato del duomo è stata impartita la benedizione solenne dedicata in particolare ai fantini e ai cavalli che partecipano alle gare. Anche gli animali, come tutti gli esseri del creato, fanno parte del piano della salvezza. Per intercessione della beata Vergine Maria, di san Pietro, dei santi martiri Vittore e Corona, è stata rivolta l’invocazione a Dio per la protezione della città, per la difesa e il bene dell’umanità e per la memoria dell’adesione a Cristo acquisita nel battesimo.

Enrica Bazzali

Foto di Alessandro De Carli