A cura di don Vito De Vido (5ª domenica del tempo ordinario - anno C)

Lasciarono tutto e lo seguirono

Si riparte, si sale in barca di nuovo, ma con Gesù a bordo

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Molte volte pensiamo a come sia stato possibile per uomini con un’occupazione, una casa, inseriti nella comunità, nel loro paese in riva al mar di Galilea, lasciare tutto dal detto al fatto e mettersi a seguire Gesù. O pensiamo a Gesù come a un eccezionale ammaliatore, un predicatore ipnotico, o dall’altra parte, dobbiamo pensare che i discepoli non avessero una vita del tutto soddisfacente, se per loro è stato così facile e immediato lasciare ogni cosa alle spalle e partire con quest’uomo di Galilea. Che Gesù sia stato bravo a parlare lo sappiamo: lo abbiamo visto a Cafarnao, lo abbiamo ascoltato a Nazareth: le sue prediche facevano il tutto esaurito.

Ma può bastare questo per attirare la gente? Possiamo immaginare che la fama di Gesù sia cresciuta soprattutto con i miracoli. Quelli attirano sempre la curiosità, se perfino re Erode avrebbe avuto desiderio di vedere i prodigi compiuti da Gesù. Le folle si entusiasmano davanti ai miracoli: subito dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci la folla lo avrebbe fatto re, ma lui si defila, si ritira da solo a pregare.

Gesù si trova sulla riva del lago. La gente si accalca attorno a lui, tutti vogliono vederlo, conoscerlo, sentire la sua voce, assistere a qualche miracolo. Ma soprattutto ascoltare la Parola, ci dice san Luca. «La gente gli fa ressa attorno per ascoltare la Parola di Dio».

È un richiamo anche per noi oggi. Un richiamo prima di tutto a me, che offro ogni giorno la Parola di Dio nella mia parrocchia. Che presto la mia voce alle parole di Gesù perché Gesù oggi sia conosciuto e ascoltato. Che faccio mia ogni frase per essere rinnovato nell’intimo. Ci riesco? Ci provo.

È un richiamo alla vita della parrocchia e della Chiesa, perché se la Parola di Dio non trova più un luogo per essere proclamata, perde il suo ruolo. Diventa luogo di incontro, in cui si organizzano iniziative, si progettano viaggi e pellegrinaggi, in cui si chiacchiera molto e magari si producono anche buone iniziative, ma se non siamo permeati di Vangelo rischiamo solo di far concorrenza ad associazioni, agenzie, locali che lo fanno più e meglio di noi.

In questi lunghi mesi, in cui la vita delle nostre comunità ha dovuto sbattere contro uno stop forzato, ci siamo accorti che l’ascolto della Parola di Dio e la celebrazione dei sacramenti, ha bisogno di una comunità viva, di una comunità accogliente, di una comunità che vive ciò che ascolta.

È stato bello (?) poter accogliere attraverso televisioni, radio e internet Messe e spiegazioni della Bibbia, abbiamo usato fantasia per arrivare a tutti (?), o almeno a coloro che nutrivano (già) il desiderio di restare in contatto. Ma abbiamo visto che tutto questo non basta.

Come non basta alla gente sentire parlare di Gesù. Lo vuole vedere. Non basta alla gente conoscere la storia dei suoi miracoli. Lo vuole toccare, gli fa ressa attorno. Non possono stare lontani. Accorrono a Lui dalla Galilea, dalla Giudea, dal territorio delle dieci città, e da oltre il Giordano. Certo ha avuto efficacia il passaparola, ma questo non basta per far nascere la fede nel Maestro di Nazareth.

Non è questo che basta a Pietro e Andrea, a Giacomo e Giovanni. Sono lì, in un mattino pieno di delusione e forse anche di rabbia per non aver preso niente nella notte. Significa debiti, significa fame, significa lasciami stare oggi è una giornata storta. Eppure Gesù chiede proprio a loro di usare la barca, di uscire di nuovo in acqua, di lasciare da parte quelle reti aggrovigliate e vuote. Ecco! È questo che convince i discepoli. Si riparte, si sale in barca di nuovo, ma con Gesù a bordo. Dopo aver parlato alla gente (chissà come si sarà annoiato Pietro), Gesù chiede di uscire al largo, di gettare di nuovo le reti. Pietro sa bene che la pesca a rete in pieno giorno è inutile. Glielo dice: “Guarda che non abbiamo preso niente”. Anche noi spesso ci lamentiamo di fronte a Dio. “Sono deluso, non val la pena continuare, ci ho provato, ma non ci riesco, non mi fido più, non sento niente nel cuore…”. “Va’, esci al largo, dove non si tocca, lì dove hai tentato, ma hai fallito, riprovaci”. La risposta di Pietro è anche la nostra: “Ci ho già provato, ma se me lo dici tu, ci riprovo, mi fido della tua Parola”. E cambia tutto: le reti si riempiono. E Pietro che aveva dubitato riconosce il suo peccato: “Sono peccatore”. Adesso sì posso capire come questi uomini delusi abbiano potuto subito seguire Gesù. Si sono accorti che con Gesù la vita cambia e cambia in meglio. Che lui non mi giudica dai fallimenti, ma dalla forza che ci metto per fare le cose. È lui che riempie il cuore, è lui che continua a dirmi “Seguimi”.