A cura di don Claudio Centa

Mappa della Pieve di Santa Giustina

Il 9 giugno 1784 l’arciprete di Santa Giustina consegnò al vescovo di Feltre Ganassoni la distinta degli abitanti della pieve

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In questa terza puntata ci ricolleghiamo al documento visto nella prima. Allora abbiamo preso in esame la mappa della pieve di Cesio fornita al vescovo dal locale arciprete nel 1780. Quattro anni dopo l’arciprete di Santa Giustina volle procurare al vescovo un uguale documento ma di fattura superiore rispetto alla mappa di Cesio.

Era il 9 giugno 1784 quando l’arciprete di Santa Giustina consegnò al vescovo di Feltre Benedetto Andrea Ganassoni la distinta degli abitanti della pieve, secondo le singole frazioni, e una mappa della pieve stessa, il cui territorio corrispondeva a quello dell’attuale comune.

La mappa è di fattura particolarmente accurata, disegnata dall’architetto Antonio De Boni (Villabruna 1739 – Villabruna 1811; su di lui: F. Vizzuti, sub voce, in Dizionario Biografico degli Italiani, 33 (1987) 395-396). Questi ebbe diverse committenze ecclesiastiche quali la costruzione della chiesa di Villabruna; i restauri delle arcipretali di Pedavena e di Cesiomaggiore; la costruzione della villa del vescovo Carenzoni sul Telva. Egli progettò la nuova chiesa arcipretale di Santa Giustina i cui lavori ebbero inizio con la posa della prima pietra il 25 agosto 1782 e vennero terminati nove anni più tardi nel 1791.

La presente mappa è disegnata a china su carta (cm 39 x 53). La mappa riporta i confini della pieve, la segnalazione delle frazioni e il tracciato delle strade che la attraversano. L’architetto non si è limitato a rappresentare l’area della pieve di Santa Giustina, ma ha tracciato confini e frazioni anche delle due pievi confinanti ad est: San Gregorio e Sospirolo; mentre della pieve confinante ad occidente, Cesio, ha indicato la frazione di Marsiai e la chiesa arcipretale con la strada che vi sale da Santa Giustina.

La mappa è ornata nell’angolo in alto a sinistra con lo stemma vescovile, sormontato dal galero (cappello vescovile) e sostenuto da tre putti. Nell’angolo in basso a sinistra un fabbro (il dio vulcano?) all’incudine nella sua officina coadiuvato da due putti. Nell’angolo in basso a destra tre righe scritte da De Boni: “Io Antonio De Boni architetto ho desegnato il presente disegno sotto li suoi venti [la rosa dei venti a metà del lato superiore] e misure [la scala in miglia nel lato inferiore]”.

Dalla lista degli abitanti risulta che la pieve era abitata nel 1784 da 2.384 fedeli. La frazione più popolosa era Meano con 426 abitanti, seguita da Formegan con 390 abitanti. Per paradosso l’abitato con il minor numero di fedeli era Santa Giustina, ossia il centro della pieve con 50 abitanti; ancor più popolose del centro pieve le piccole frazioni di Lasserai con 78 abitanti e di Dussano, che ne contava 86. Oltre alla chiesa arcipretale, la pieve contava 26 chiese filiali; alcune di queste munite di cimitero. Il diritto di sepoltura era nei secoli precedenti solitamente un diritto esclusivamente parrocchiale, ma alcune frazioni ebbero il diritto al cimitero o per la distanza dalla pieve o per il numero consistente di abitanti. Queste le sei chiese frazionali attorno alle quali si estendeva il cimitero: Meano, Formegan, Campo, Bivai, Villa di Pria e Cergnai.

I sacerdoti in servizio erano in totale sei: l’arciprete e cinque cooperatori. Vale a dire:

  1. Don Bortolo Artico, nativo di Ceneda, arciprete dal 1762 al 1791.
  2. Don Crescenzio Pagnussat, cappellano nella frazione di Meano.
  3. Don Domenico Artico, di Ceneda.
  4. Don Pietro Conci, nativo di Centa (TN).
  5. Don Pietro Alessio Marchioretto, da Lamon.
  6. Don Giambattista Dall’Omo Vieceli.

Questa la segnatura del documento (il termine “segnatura” indica in archivistica la posizione logica esatta di un documento):

ADF (=Archivio Diocesano di Feltre), Visite pastorali, 25, 20v.

Notiamo gli elementi: la sigla (ADF) indica l’Archivio; la scritta in corsivo la serie; la prima cifra (25) il pezzo (in questo caso un volume); la seconda cifra (20) il foglio, mentre la lettera “v” ad esponente indica che siamo al “verso” del foglio, cioè la parte posteriore, mentre la parte anteriore viene segnalata con la lettera “r” ad esponente indicante il “retto” del foglio.