È divenuto negli anni un appuntamento quello che nel giorno dell’Assunta convoca molti fedeli – diocesani e turisti – presso il Santuario del Nevegal. Anche in questo torrido ferragosto l’appuntamento è stato confermato, con qualche centinaio persone, la maggior parte raccolte all’aperto del santuario, tutte rigorosamente distanziate. A presiedere la celebrazione eucaristica il nostro vescovo Renato, con al suo fianco don Francesco, rettore del Santuario, il novantenne don Pietro Dall’Amico e un sacerdote croato di passaggio. I canti sono stati animati con chitarra e flauto da Michela e Lorenzo.
Nell’omelia il Vescovo ha preso spunto dal canto del Magnificat, parte del Vangelo della solennità. Dice Maria nel cantico: «Dio, mio salvatore, […] ha guardato l’umiltà della sua serva». Il Vescovo le sottolinea come «parole di commossa gratitudine» e soggiunge: «Sembrano inondate da lacrime di gioia: Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore». Di fronte a Dio Maria di Nazareth «si è lasciata guardare da uno sguardo creatore e salvatore». In quello sguardo «Maria ha ritrovato sé stessa, la propria trasparente bellezza».
Il cantico di Maria – ha sottolineato il Vescovo – «descrive questo spostamento di sguardo». E Maria ha scelto lo sguardo di Dio. Il suo atteggiamento riguarda anche noi, che «cerchiamo uno sguardo che ci renda “beati”, compresi, accolti, ospitati e protetti; uno sguardo che ci apra su nuove vedute, nuovi incontri, che faccia rifiorire ciò che sentiamo arido e scartato nella nostra vita». Questo divente augurio nelle parole del Vescovo: «Lo auguro di cuore a ciascuno di voi».
Infine don Renato sottolinea che «neppure Maria, secondo il racconto evangelico, è una “profetessa di sventure”. Lei non ha in odio nessuna parte di questa umanità». E allora, «smettiamola di indurre paure e di prendere le distanze e di distribuire messaggi di terrore e di catastrofi». La festa odierna, cioè «il transito di Maria, il suo passaggio tra terra e cielo, è l’arcobaleno che Dio pone tra noi e Lui». [DF]