Una tradizione secolare fissa nella quinta domenica di Quaresima un appuntamento molto sentito nella città di Belluno. È la sagra di primavera, contornata di bancarelle piene di dolciumi, opere di artigianato e giocattoli, tra cui i “fisciòt”, che hanno dato il nome alla festa, la “sagra dei fisciòt“. La tradizione religiosa prevedrebbe oggi una solenne processione, per portare la preziosa statua della Madonna dei Sette dolori dalla chiesa di Santo Stefano lungo le vie della città. Per il secondo anno consecutivo, la pandemia ha impedito lo svolgersi del sentito rituale.
Ciononostante non viene meno la fiducia nell’intercessione di Maria. A sottolineare questo, il Vescovo ha presieduto la celebrazione dell’Eucaristia nella chiesa di Santo Stefano, trasmessa in diretta su Telebelluno e sul canale facebook dell’Amico del Popolo.
Nell’omelia il Vescovo ha ricordato: «È trascorso un anno da quando – il 29 marzo 2020 – abbiamo avuto davanti ai nostri occhi l’immagine dell’Addolorata che rifletteva scene di un muto dolore che si era scatenato con l’inizio della pandemia. Oggi siamo qui ancora portando quel dolore, seppure in un contesto diverso poiché sembra andare verso un approdo di atteso arresto dei contagi». Però non è ancora il tempo del sollievo, perché – rileva il Vescovo – è «ancora aperta la ferita per le persone care che ci hanno lasciato senza il saluto finale… anche in questi ultimi giorni».
L’Addolorata diventa pertanto «un racconto vissuto e sofferto – dunque, vero e reale – intriso di passione e amore, di tutto ciò che nella nostra vita invoca, attende e cerca salvezza… Potremmo aprire mille di queste narrazioni per ciò che è avvenuto in questo anno di pandemia».
E poiché nel vangelo del giorno alcuni che non erano della cerchia dei discepoli – riconosciuti come stranieri, “greci” – chiedono di vedere Gesù, il Vescovo ha sottolineato come la richiesta di vedere Gesù si concretizzi «nella parabola di questo chicco di grano che muore e produce molto frutto». Donde un invito a «immetterci sulla strada nuova aperta da Gesù che attraversa il dolore, ma facendoci carico di esso gli uni per gli altri, gli uni con gli altri, poiché il frutto da produrre è il molto frutto di tutti».
Alla fine della celebrazione, la stessa richiesta di vedere Gesù si è fatta preghiera davanti alla venerata statua di Maria. Ha detto il Vescovo: «Il nostro pensiero va alle troppe vittime di questa pandemia, accanto a troppe vittime di altre situazioni drammatiche e di violenza nel mondo». E ancora: «La domanda posta ai discepoli di Gesù – «Vogliamo vedere Gesù» – è la domanda che poniamo a te, come figli che si fanno accompagnare dalla propria mamma».