La celebrazione vespertina del Giovedì santo introduce la Chiesa nel triduo pasquale. Il Vescovo ha commentato il segno della lavanda dei piedi:
«Gesù con il suo gesto e le sue parole: “Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi”, ci invita a rimanere nel suo amore. Siamo tutti discepoli di tale amore, non “signori” e “maestri” […] Alla Cena del Signore siamo invitati per imparare l’amore, per riceverlo, per essere convertiti ad esso».
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Il Venerdì santo, durante la celebrazione della Passione, il Vescovo ha richiamato le arcane parole del profeta Isaia: «Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui». Di qui un richiamo all’attualità:
L’autore ispirato – il profeta Isaia – sembra in queste espressioni svelare ciò che non vorremmo mai fosse vero nella vicenda umana: che i buoni sono sopraffatti dalle forze dell’ingiustizia e dell’empietà. Nella commozione che la Liturgia di stasera suscita in noi, è possibile che rivisitiamo le scene più drammatiche del mondo di ieri e di oggi e scorgervi che alcune persone sono state castigate, percosse e umiliate al fine di travisare, manipolare, obliare e sopprimere il bene da loro cercato, atteso, predisposto e avviato. Sì, per davvero: “schiacciate per le nostre iniquità”!
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Durante la Veglia pasquale, dopo il Vangelo della Risurrezione, il Vescovo ha ricordato:
Abbiamo dato inizio alla Veglia pasquale nel buio di questa notte. Ogni giorno noi entriamo in esso, ogni mattino poi accogliamo la luce del giorno. Se guardiamo alla nostra vita questo ritmo di tenebre e luce è incalzante. Anche noi siamo fatti così: di oscurità più o meno intense e di graduali illuminazioni. In questa veglia, però, che compiamo dopo il tramonto del sole siamo totalmente immersi nelle tenebre della sera e in essa sta avvenendo qualcosa di sorprendente. Continua a leggere.
Al mattino di Pasqua, il Vescovo ha presieduto l’Eucaristia nella Concattedrale di Feltre. Così ha concluso l’omelia:
Abbiamo l’invito a non perdere questa sorprendente storia nuova aperta con il sepolcro vuoto di Cristo. Al gruppo di donne presso il sepolcro viene detto: «Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea». L’evangelista commenta: «Si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri». In “tutti gli altri” ci siamo anche noi, oggi: ripartiamo dal suo sepolcro vuoto in forza delle sue parole di vita: Buona Pasqua! Leggi l’omelia del Vescovo.
La domenica di Pasqua si conclude ascoltando il vangelo dei due discepoli di Emmaus:
Siamo ormai al tramonto di questo “primo giorno della settimana”. […] Per alcuni studiosi sarebbe anche un richiamo alla creazione. Si può pensare che Luca usi tale espressione enigmatica per dire: «Quel giorno, quello della risurrezione, non è stato un giorno qualunque. Qualcosa di nuovo è iniziato; qualcosa di così grande come la creazione, anzi di più: l’inizio di un’epoca nuova, che va al di là della scansione abituale del tempo». Continua a leggere.