Sabato 24 giugno 2023

Papa Luciani disse: «Viva l’Agordino»

L’intitolazione dell’Ospedale di Agordo al beato Giovanni Paolo I

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La sirena di un’ambulanza rompe per un attimo il ritmo della cerimonia: anche l’oratore si ferma. È il segno più eloquente di che cosa significhi per la gente dell’Agordino avere un ospedale raggiungibile, con il suo pronto soccorso. Sabato 24 giugno l’ospedale di Agordo viene intitolato al figlio più illustre di quella terra, il beato Giovanni Paolo I, papa Luciani. Una piccola folla si raduna sotto il palco, allestito davanti all’ingresso del nosocomio. Tra la gente spiccano le fasce tricolori dei sindaci del circondario, quella blu del presidente della Provincia, il Vescovo in veste ufficiale, le associazioni in divisa, un gruppo di sanitari, militari e forze dell’ordine.

Fa gli onori di casa il commissario dell’Ulss 1 Dolomiti, dottor Giuseppe Dal Ben, che non nasconde la sua soddisfazione per il traguardo raggiunto, cui aggiunge il suo ricordo personale di quanto fece da chierichetto al vescovo Luciani, in visita all’ospedale di Oderzo. Non manca di ricordare – e non è l’unico a farlo – la dottoressa Maria Grazia Carraro, recentemente scomparsa, che tanto si era adoperata per questa intitolazione. Invita l’architetto Gloria Manera a spiegare il senso della stele commemorativa da lei progettata: una roccia locale, forte e umile, incisa in maniera semplice, come nello stile tipico di Luciani.

Passa poi la parola a don Davide Fiocco, che per conto della diocesi ha seguito la causa di canonizzazione nella sua fase romana, il quale propone una chiave di lettura dell’intitolazione: «È significativo che non gli si dedichi un monumento, ma un ospedale, perché lo commemora, evidenziando questa sua attenzione umana ed evangelica: “Ero malato e mi avete visitato”». Ancora è significativa l’intitolazione di quell’ospedale, «perché Luciani non dimenticò mai le sue radici agordine», che confermò nell’udienza concessa ai bellunesi il 3 settembre 1978, dicendo: «Viva l’Agordino!».

Quindi anche Roberto Chissalé, primo cittadino di Agordo, manifesta la propria gioia per la presenza di tanta gente e di tutti i sindaci dell’Agordino. È una giornata speciale per Agordo, che vede «il coronamento di un percorso che ha portato all’intitolazione del nostro ospedale a Papa Luciani… il nostro cittadino più illustre»; un ospedale periferico, che è però importante per l’intera vallata: «se viene meno la sicurezza sanitaria, sarà un ulteriore motivo perché la gente se ne vada».

Il presidente dell’Unione Montana Agordina, Paolo Frena, sottolinea come l’evento fosse atteso da tempo: Luciani «ha saputo mettere tutti d’accordo», fin da quando venne lanciata l’idea dell’intitolazione nel luglio 2012. «Il beato Luciani da oggi avrà un compito in più: quello di illuminare, sostenere e guidare tutti gli operatori di questa struttura e anche coloro che dovranno trovare le soluzioni adeguate per mantenere servizi di qualità».

Infine l’assessore Manuela Lanzarin porta il saluto del presidente Zaia e spiega: «È stato per noi semplice e naturale condividere e accogliere la richiesta arrivata dalla Comunità montana agordina per intitolare questa struttura a Papa Luciani». E ricorda Luciani come un uomo di questa terra agordina e veneta, che ha saputo dimostrare «la sua vicinanza alle persone più in difficoltà, alle persone più umili, ammalate». E assicura l’attenzione della Regione verso il territorio della montagna, perché «ogni territorio deve avere pari dignità e in ogni territorio il diritto alla salute deve essere garantito».

Di seguito la scopertura della stele di intitolazione, con la presenza dei nipoti Amalia e Gianni Luciani, e la benedizione del vescovo Renato, che congiunge il breve momento di preghiera alla festa patronale del paese natale, Canale d’Agordo. Quindi commenta i due nomi incisi sulla pietra: «Giovanni Paolo I» ha un valore universale, ma si compone con il nome più locale e popolare, «Papa Luciani». Quella stessa combinazione che è stata sperimentata dalla nostra comunità locale il 4 settembre scorso, nel convergere verso l’universalità di Roma per la beatificazione.