Le omelie del Vescovo nel triduo sacro

Alle celebrazioni in Cattedrale si uniscono per la prima volte le cinque parrocchie del centro di Belluno

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

6 aprile – in cena Domini

Alla celebrazione in Cattedrale convergono per la prima volta tutte le cinque parrocchie cittadine. I quattro parroci fanno corona al Vescovo insieme ai canonici della Cattedrale. Nell’omelia il Vescovo ricorda il dramma di quella sera in cui Gesù venne tradito:

«Noi in questa celebrazione siamo in quella situazione, alla cena di Gesù con i “suoi”, momento tanto atteso e desiderato da Lui. Tradire è manomettere l’amore, da cui la nostra vita dipende, fino al punto di contrastarlo e snaturarlo, fino al punto di distruggere la vita stessa a cui si è legati. Quasi sempre si tratta di una persona a cui si è voluto bene, a volte un ideale, un progetto, una situazione per cui ci si è spesi e votati». Continua a leggere…

Toccante e significativo il rito della lavanda dei piedi, cui partecipano rappresentanti delle cinque parrocchie del Centro. Il Vescovo utilizza una copia del grembiule tessuto e poi donato al Papa dai ragazzi della comunità “Villa San Francesco” di Facen di Pedavena. Il grembiule è stato realizzato con 720 filamenti giunti da villaggi e città della Terra Santa.

 

 

7 aprile – in passione Domini

«Ecce lignum crucis…»: il canto gregoriano rompe gradualmente il silenzio, mentre accompagna l’ingresso in cattedrale della croce. Dopo il terzo annuncio, inizia lentamente l’adorazione: prima il vescovo, poi i sacerdoti presenti, poi i ministranti e tutti i presenti. Piccoli e grandi, bambini e anziani; qualcuno fa un inchino, qualcuno la genuflessione, anche con una fatica che suscita trepidazione; tutti alzano «lo sguardo a colui che è stato trafitto». È forse il momento più intenso della celebrazione della Passione, che si era aperta con le letture di Isaia e della lettera agli Ebrei; poi la Passione secondo Giovanni e quindi l’omelia del Vescovo, che tra l’altro ha detto:

«Sì, c’è una ferita di dolore anche in noi. Essa spesso sanguina di fronte ad ogni male che scopriamo o che ci tocca da vicino. Lo riteniamo inspiegabile e ingiusto. Il crocifisso si offre a noi perché non misconosciamo e non ignoriamo il mistero dell’iniquità e l’enigma del male, inoltre perché non rimuoviamo le nostre responsabilità». Continua a leggere…

Dopo la celebrazione, una breve processione tra le vie più antiche del centro cittadino, con la reliquia della Sacra Spina.

 

Veglia Pasquale nella notte santa

«Fin dai primi riti di questa veglia – particolarmente con l’accensione del cero pasquale – ci siamo messi in cammino verso Cristo. Ma da subito abbiamo cambiato posizione: ci siamo messi al suo seguito, sui suoi passi. Abbiamo lasciato che il cero aprisse la strada e illuminasse il nostro cammino, anzi ci siamo dotati di un po’ di quella luce. E abbiamo acclamato a Cristo come luce del mondo. Poco dopo, dal bellissimo canto dell’Exultet, abbiamo ricevuto questo annuncio: Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per la mia delizia”». Continua a leggere….

Domenica di Risurrezione

Al mattino il Vescovo celebra nella Concattedrale di Feltre.

«Il vangelo di Giovanni che la liturgia propone per la Domenica di Pasqua si chiude lasciandoci con una incertezza o un dubbio, ma sembra anche abbozzare una questione irrisolta e lasciare una domanda aperta. Dopo di aver cercato di dire gli atteggiamenti e il comportamento di due discepoli, Simon Pietro e l’“altro discepolo, quello che Gesù amava”, a seguito del rientro preoccupato di Maria di Màgdala che si era recata al sepolcro di mattino, quando era ancora buio”, l’evangelista annota: “Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”». Continua a leggere…

Alla sera, presiede i Vespri solenni in Cattedrale e, di seguito, la Messa vespertina che – al tramonto del giorno santo – ricorda l’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus.

«Questa sera la Liturgia ci fa camminare con i due discepoli che vanno a Emmaus, dovremmo dire che “se ne tornano a casa” come se tutto fosse svanito. Ma non nascondiamocelo: quante delusioni anche tra noi nei riguardi del Risorto! Abbiamo conosciuto – tra l’altro – tanti che se ne sono andati. Forse noi stessi non abbiamo nutrito affetto e cura verso di loro, annebbiando la vicinanza del Risorto». Continua a leggere…